25 Aprile 2009

25 Aprile 2009

25 Aprile 1945 – 25 Aprile 2009

Il 25 Aprile che ci apprestiamo a celebrare quest’anno, a distanza di 64 anni da quello che ci diede la Libertà, è purtroppo funestato dall’immane tragedia che si è consumata – e forse non ancora conclusa – in terra di Abruzzo. Nessuno, crediamo, può sfuggire al dolore per le vittime del sisma, per la perdita di preziosi ed incommensurabili tesori d’arte ed architettonici dei quali il nostro Paese va giustamente fiero, così come nessuno può dirsi indifferente all’evento ed ai suoi successivi sviluppi.

Nello straordinario moto di spontanea solidarietà con le popolazioni abruzzesi immediatamente sorto all’indomani del catastrofico evento, anche l’Anpi di Gallarate ha fatto la sua parte, destinando un piccolo ma significativo, concreto contributo all’opera di ricostruzione, e scegliendo non a caso di affidarlo all’Istituzione che, per antonomasia e per missione, è delegata a provvedere alla sua realizzazione: la Protezione Civile.

Protezione Civile che avrà quest’anno, a Gallarate, sul palco delle celebrazioni per il 64° della Liberazione, un suo degno rappresentante, diremmo anzi il suo padre fondatore: l’On. Giuseppe Zamberletti, al quale rivolgiamo il nostro benvenuto ed il nostro saluto.

E’ questa una novità nell’ambito del tradizionale svolgersi della manifestazione che, nel corso degli anni, aveva visto oltre il saluto del Sindaco, l’avvicendarsi sul palco solo dell’Oratore ufficiale, solitamente designato dall’Anpi, che concludeva la celebrazione. Così come accade ancora oggi, e noi salutiamo con favore questa scelta condivisa.

Ma i festeggiamenti del 25 Aprile non possono esaurirsi in mera riproposizione degli eventi del passato, quasi a confinarli in pagine di storia angusta e priva di significati attuali.

Mai come oggi è doveroso esaltare il sacrificio di quanti vollero immolare la propria vita sull’altare della Libertà, a lungo repressa da un regime totalitario che nulla concedeva a chiunque non ne condividesse quegli scellerati propositi che portarono il Paese nel baratro della disfatta a fianco della barbarie nazista e dal quale i Resistenti Partigiani (di tutte le formazioni) lo trassero con la vittoriosa guerra di Liberazione Nazionale.

Certo, è sintomatico come a distanza di tantissimi anni (siamo ormai nella Storia e non più nella cronaca), in un Paese che sembra aver acquisito per sempre i valori fondanti espressi nella Costituzione, si assista ancora a guerre di sapore ideologico, tra schieramenti opposti “l’un contro l’altro armati”, in assenza di chiare ed esplicite volontà di riconciliazione nazionale.

“Riconciliazione Nazionale”, declamazione altisonante ed affascinante, ma per sua stessa natura vuota di significati se non corroborata da veri contenuti intorno ai quali tutti riconoscersi: il risultato dell’azione operata dai Costituenti, che in un grande sforzo collettivo di comprensione delle diverse posizioni politiche ed ideali che li animavano seppero trovare luogo di condivisione nel testo Costituzionale, è – per tali ragioni – già di per sè Riconciliazione.

Le ragioni dei Partigiani furono quelle di chi combattè  per la Libertà di tutti, non chiedendo di parcellizzarne gli effetti per questo o quell’altro individuo a seconda della sua appartenenza politica o, meno che mai, a seconda del suo credo religioso o della sua diversità a qualsiasi titolo. 

Allora nessuno si meravigli quando l’Anpi si oppone con determinazione ad impossibili equiparazioni tra Partigiani Combattenti per la Libertà e servitori di una folle idea che quella  Libertà osteggiarono con tutti i mezzi, comprese le stragi di inermi popolazioni, non distinguendo tra loro vecchi, donne e bambini.

La Storia è scritta col sangue anche di costoro, e non è accettabile il suo rimestamento.

La Storia è già stata scritta e non varrà uno scellerato progetto di legge (DDL 1360/2008) a cambiarne il corso: piuttosto esso inasprisce i termini di un possibile confronto che intorno ai temi della Resistenza dovrebbe invece dar luogo ad un più avanzato consolidamento di una identità nazionale – ormai necessaria – fondata sul patriottismo costituzionale, sulla base di quei principi condivisi che non sono  quelli espressi in tale DDL, il quale si configura come anelito di rivalsa, mai purtroppo sopito, di coloro che non riconoscono nel 25 Aprile l’inizio della democrazia repubblicana.

Dispiace constatare come ogni azione che vada in senso contrario sia un’occasione perduta che allontana nel tempo tale opportunità: è dell’altro ieri la bocciatura in Consiglio Comunale di una mozione presentata dalle opposizioni avverso il DDL 1360/2008, come si evince dai resoconti giornalistici apparsi sulla stampa locale. Condividiamo pertanto l’indignazione motivata dei Consiglieri Comunali che hanno visto così vanificata la loro mozione che andava proprio in quella direzione.

L’Anpi intende celebrare la Resistenza e la vittoriosa guerra di Liberazione auspicando che il 25 Aprile sia finalmente acquisito come Festa Nazionale di tutti gli Italiani, che coralmente disdegnino la violenza di qualsiasi natura e che si stringano idealmente intorno ad un unico vessillo: quello della Libertà conquistata a caro prezzo da coloro che ce l’hanno consegnata per farne un valore eterno ed immutabile, e non soggetto a manipolazioni di comodo di qualsiasi parte.

p. l’Anpi Gallarate

Il Presidente

M. Mascella

Gallarate, 25 Aprile 2009


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