La memoria e’ la speranza del futuro
La memoria è la speranza del futuro
Ho letto con un certo interesse i documenti del Consiglio Nazionale A.N.P.I (l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Cervia del 15 e 16 novembre 2008, del Consiglio Regionale della Lombardia del 29 novembre 2008 e ho partecipato personalmente alla riunione della sezione territoriale A.N.P.I cui appartengo (“Attilio Colombo” di Gallarate) il 15 febbraio 2009, ascoltando le considerazioni del nostro Presidente: ho rilevato e condiviso la più profonda e sentita indignazione per la proposta di legge n° 1360 del 2008, avanzata da vari parlamentari, circa la equiparazione dei repubblichini di Salò con i partigiani che scelsero la lotta per la liberazione dell’ Italia. Veniamo dalle celebrazioni dell’ultimo Anniversario della Liberazione Nazionale. Abbiamo parlato di Resistenza nelle scuole, nelle piazze, nei comizi ufficiali e davanti ai monumenti dei Caduti. Riconosciamo che la democrazia, la libertà, la nostra stessa Costituzione affondano nella Resistenza le loro radici e che il 25 Aprile di ogni anno la Repubblica ed il popolo italiano onorano tutti coloro che scelsero di combattere per liberare la patria e che con il loro sacrificio hanno consentito all’Italia di riconquistare la libertà e la democrazia e di riscattare la propria dignità di paese civile. L’ A.N.P.I è associazione presente anche nel casoratese Comitato per la Memoria Storica e tante volte già sostenitrice di iniziative rivolte soprattutto alla scuola e alle giovani generazioni, al fine recuperare il significato del nostro passato. Come membro della stessa, come appassionata di storia, come insegnante che intende trasmettere corrette conoscenze ai propri studenti, come amministratrice, come individuo che nella giustizia, nella libertà e nella democrazia crede fortemente, trovo impossibile e scorretto equiparare tutte le parti in lotta nel nostro Paese dopo l’8 settembre 1943, perchè non deve essere fatta alcuna confusione fra carnefici e vittime, fra oppressori e combattenti per la libertà. Trovo invece corretto dare giusta dimensione alle tragedie della Storia e, se è vero che chi ha perso la vita è degno di rispetto, credo che non possano essere messi sullo stesso piano i numerosi combattenti per la liberazione e i difensori estremi di un regime oppressivo e violento. La guerra ha significato per tutti morte, distruzioni e pagine di sconvolgente drammaticità. Ma, come dice Italo Calvino,
“dietro il milite delle Brigate Nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c’era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono”.
Rita Gaviraghi
Consigliere Comunale
Membro dell’A.N.P.I. Gallarate
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