Giorgio Napolitano: senza i Partiti non c’e’ democrazia
Riproduciamo un estratto dal discorso pronunciato a Bologna all’Università Alma Mater dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del conferimento della laurea ad honorem in ‘Relazioni internazionali e Scienze internazionali e diplomatiche’.
Lezione del Presidente Napolitano “Le difficoltà della politica (in Europa e in Italia)” in occasione del conferimento della Laurea ad honorem
“…L’apporto della politica resta dunque decisivo anche dopo la nascita di un governo senza la partecipazione di personalità rappresentative dei partiti. E’ a questi che spetta creare le condizioni per il rilancio di una competizione non lacerante – quando al termine della legislatura gli elettori saranno chiamati alle urne – e per il nuovo avvio di una dialettica di alternanza non più inficiata da u
na conflittualità paralizzante e non chiusa alle convergenze politiche che le esigenze e l’interesse del paese potranno richiedere.
Il saper aprire questa prospettiva appare oggi condizione essenziale perché i partiti e le istituzioni recuperino quella fiducia che si è venuta tanto indebolendo.
E altre condizioni per recuperare fiducia e prestigio stanno in quello sforzo di riqualificazione culturale e programmatica che ho già indicato come necessario in Europa per le maggiori formazioni politiche. Esse stanno – in Italia – nell’abbandono da parte del mondo politico di comportamenti e di posizioni acquisite che hanno alimentato polemiche e reazioni di rifiuto devastanti, così come nella restituzione ai cittadini-elettori della voce che ad essi spetta innanzitutto nella scelta dei loro rappresentanti, e infine nella selezione di candidati a ruoli di rappresentanza istituzionale che presentino i necessari titoli di trasparenza morale e competenza”.
Per il Presidente Napolitano “…non c’è partecipazione individuale e collettiva efficace alla formazione delle decisioni politiche nelle sedi istituzionali, senza il tramite dei partiti. I partiti possono – nelle situazioni concrete, nella cornice degli Stati nazionali o anche delle istituzioni europee – conoscere periodi di involuzione e di decadenza, perdendo tra l’altro il senso del limite. Ma la sola strada che resta aperta è quella del loro auto-rinnovarsi. Questo vorrei dire soprattutto ai giovani. Tra il rifiutare i partiti e il rifiutare la politica, l’estraniarsi con disgusto dalla politica, il passo non è lungo : ed è fatale, perché conduce alla fine della democrazia e quindi della libertà.
Dei partiti, come della politica, bisogna avere una visione non demoniaca, ma razionale e realistica“.
Bologna, 30/01/2012
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