CASSANO MAGNAGO, “69° ANNIVERSARIO DELL’ASSASSINIO DEL COMPAGNO MAURO VENEGONI, BARBARAMENTE TRUCIDATO DAI FASCISTI.”
L’Altomilanese ricorda il partigiano Mauro Venegoni
Nato a Legnano venne ucciso dai fascisti tra Busto Arsizio e Cassano Magnago. Tre comunità lo ricordano nel 69esimo anniversario della morte.
È in programma domenica 27 ottobre 2013, a Cassano Magnago, la celebrazione del “69° Anniversario dell’uccisione di Mauro Venegoni”, il partigiano barbaramente trucidato dai fascisti il 31 ottobre del 1944.
Mauro Venegoni, nato a Legnano il 4 ottobre 1903, fu tra i primi a costituire le formazioni partigiane nella zona, partecipando a numerosi combattimenti, sempre distinguendosi per capacità e coraggio. Venne catturato e sottoposto alle più atroci torture nel vano tentativo di strappargli informazioni sull’organizzazione partigiana della zona, prima di essere ucciso dai fascisti: “la sua indomabile fede non veniva scossa nemmeno allorché il nemico ne straziava barbaramente il volto e il corpo, accecandolo prima e poi uccidendolo” si legge sulla motivazione con cui gli è stata conferita la medaglia d’oro al Valor Militare della Resistenza.
Come sempre la commemorazione si svolgerà nei pressi del cippo che è stato dedicato a Venegoni sulla strada Busto Arsizio-Cassano Magnago, proprio dove il suo corpo era stato gettato dopo l’assassinio e sepolto in tutta fretta dalle autorità fasciste sotto il nome di Raimondi (il nome dei suoi documenti falsi) nel tentativo di occultare le orrende mutilazioni alle quali era stato sottoposto. Il corpo, riesumato nell’ottobre 1945 è sepolto nel campo dei caduti partigiani del cimitero di Legnano.
Il programma della commemorazione, organizzata dalle Amministrazioni Comunali e dalle Sezioni dell’A.N.P.I. dei Comuni di Legnano, Busto Arsizio e Cassano Magnago, è il seguente:
- Ore 10.30 Concentramento presso il cippo a ricordo di Mauro Venegoni, sulla strada Busto Arsizio – Cassano Magnago
- Ore 10.45 Inizio corteo con accompagnamento del Corpo Musicale Cassanese
- Ore 11.00 Apertura della manifestazione
- Discorso ufficiale del Sindaco di Cassano Magnago, Nicola Poliseno
- Commemorazione da parte di Carlo Ghezzi del Comitato Nazionale A.N.P.I. e Presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio
L’Anpi Gallarate invita i suoi iscritti e sostenitori a partecipare all’evento: la Sezione sara’ presente, come sempre, con il proprio labaro.
Riproduciamo, qui di seguito, il discorso ufficiale del rappresentante dell’Anpi, Carlo Ghezzi, Segretario della Fondazione “G. Di Vittorio”:
PER RICORDARE MAURO VENEGONI
“In questo luogo 69 anni fa Mauro Venegoni è stato assassinato dai fascisti dopo essere stato orrendamente torturato. Siamo convenuti qui per ricordarlo e per onorarlo insieme con i suoi familiari, con gli amici e con i compagni che lo hanno conosciuto, con molti cittadini che hanno saputo di lui, della sua storia e del suo sacrificio, con i giovani che vogliono sapere della vita e delle azioni di Mauro Venegoni, dei partigiani, della Resistenza e della funzione che hanno svolto nella storia del nostro paese.
L’anniversario della sua uccisione, che le Amministrazioni Comunali e le associazioni resistenziali hanno deciso di ricordare con la manifestazione di oggi, rappresenta per tutti noi una occasione per riflettere in una Italia nella quale troppi vogliono dimenticare la nostra storia mentre molti tentano di riscriverla, spesso distorcendola e falsificandola.
Mauro è stato un uomo della Resistenza, un protagonista e un combattente coraggioso, solido, determinato. Un antifascista convinto sin dall’avvento del regime mussoliniano, un suo oppositore tenace, un uomo profondamente convinto della necessità che gli italiani migliori riprendessero nelle loro mani il destino del loro paese per ridargli la dignità, per costruire una società con una avanzata giustizia sociale e per farla uscire dal dramma nel quale eravamo precipitati. Il 10 giugno del 1940 il giorno prima di essere arrestato per l’ennesima volta, allibito come moltissimi italiani, Mauro aveva ascoltato alla radio la dichiarazione di guerra pronunciata dal Duce che sprofondava l’Italia nell’avventura più tremenda: la guerra a fianco di Hitler.
Il fascismo aveva attaccato e sconfitto negli anni venti una democrazia fragile che aveva tentato di espellere dalla partecipazione alla vita dello stato sia le grandi masse popolari socialiste che quelle cattoliche. Aveva usato una feroce violenza e aveva abilmente giocato sulle divisioni e sugli errori dei partiti democratici ed era riuscito ad imporsi. Aveva tolto al paese la libertà, aveva perseguitati i suoi oppositori. La storia ci racconta di quei passaggi terribili fino agli orrori della guerra che coinvolge pesantemente anche i civili, poi il crollo del fascismo del 25 luglio del 1943 e il drammatico biennio conclusosi il 25 aprile del 1945 nel corso del quale, mentre gli eserciti degli alleati anglo-americani risalgono la penisola, si sviluppa quella Resistenza che ha ridato la libertà al nostro paese grazie ai molti patrioti che si battono e a molti di loro che pagano con la loro vita l’attaccamento ai valori della democrazia e della convivenza civile.
La Resistenza è resa possibile e più forte dal fatto che le grandi forze popolari sanno trovare la loro unità, a differenza di quanto era accaduto nel 1922 e sanno coinvolgere tantissimi italiani. E’ assurda la descrizione che taluni commentatori fanno con sicumera di una Italia dove vi erano pochi fascisti, pochi antifascisti e una enorme massa grigia, inerte e indifferente costituita dalla stragrande maggioranza della popolazione.
La Resistenza fu combattuta da oltre 250.000 partigiani che ebbero più di 45.000 morti. Costoro poterono operare grazie alla solidarietà delle tante persone che li aiutavano e li sostenevano, ma la Resistenza fu sorretta anche dai 650.000 militari italiani internati nei campi di concentramento nazisti perché si rifiutarono di servire nella Repubblica di Salò dopo che furono lasciati all’otto settembre del 1943 dal Re e dagli alti comandi senza alcuna indicazione operativa alla mercè della rabbia nazista. Resistenza fu la scelta di una parte importante dell’Esercito italiano di schierarsi con gli Alleati e che fu pagata sanguinosamente con massacri orribili come quello di Cefalonia. Resistenza furono la rete dei militanti del Cln operanti nei paesi, nei quartieri delle nostre città, nei luoghi di lavoro, al contributo dato da tante parrocchie con 250 sacerdoti deportati e 210 fucilati, da tanti variegati movimenti e associazioni che si sono spesso spontaneamente formati, tra questi i gruppi di difesa della donna, il fronte della gioventù, i comitati di mobilitazione nelle aziende. Con la Resistenza e con chi si opponeva al fascismo erano solidali tante famiglie angosciate per i loro cari al fronte a combattere una guerra ormai perduta, i sofferenti per la mancanza dei generi di prima necessità con i relativi prezzi alle stelle, in città sottoposte notte dopo notte a martellanti bombardamenti che esponevano sempre più drammaticamente le popolazioni civili agli orrori della guerra mentre molti lavoratori e molti macchinari venivano deportati in modo coatto in Germania per alimentare le traballanti capacità produttive della macchina bellica tedesca. Resistenza fu la partecipazione nel Nord Italia di oltre un milione di lavoratori agli scioperi del marzo 1944.
La guerra aveva messo in luce tutte le debolezze e le contraddizioni del regime fascista e in particolare i lavoratori avevano assunto quelle clamorose iniziative che stupirono la grande stampa internazionale e li fecero divenire classe dirigente svolgendo una grande funzione nazionale.
I fratelli Carlo, Mauro, Piero e Guido Venegoni erano operai; erano operai legnanesi che seppero sviluppare il loro protagonismo in quel drammatico contesto. Anche nel legnanese in quelle difficili stagioni vi furono tra la primavera del 1943 e quella del 1944 numerosi scioperi molto partecipati.
Chiedevano condizioni di vita e di lavoro migliori, chiedevano la fine della occupazione straniera e della guerra, il ritorno alla democrazia, alla libertà alla pacifica convivenza civile, a una maggior giustizia sociale.
Ricordare adeguatamente coloro che sono stati protagonisti di quei fatti e di quei difficili passaggi storici e riproporli alle attuali e alle future generazioni è un nostro preciso dovere morale poichè tutto ciò fu reso possibile dai sacrifici immensi che tanti uomini e tante donne seppero assumersi. Con prezzi enormi, come quello incredibilmente alto pagato con il suo martirio da Mauro Venegoni.
Mauro era nato a Legnano nei primissimi anni del ‘900 ed era cresciuto in una famiglia operaia e antifascista di nella quale spiccava la forte personalità di suo fratello maggiore, Carlo, un dirigente importante della Confederazione Generale del Lavoro e del Partito Comunista. Con Mauro e Carlo erano attivamente impegnati per la causa della libertà e della giustizia sociale anche gli altri due fratelli minori: Pierino e Guido. Più volte perseguitato dai fascisti, condannato e incarcerato, costretto a vivere alcuni anni in esilio, Mauro fu infine condannato dal Tribunale Speciale e 5 anni di reclusione. Dopo averli scontati venne inviato al confino alle isole Tremiti. Impetuoso uomo d’azione, dopo l’otto settembre del 1943 scelse immediatamente di impegnarsi nella Resistenza e assunse il nome di battaglia di Landi. Fu un instancabile organizzatore della rete clandestina e delle formazioni armate che operavano nel legnanese diffondendo la propaganda clandestina attraverso un foglio, “Il lavoratore”, che i fratelli Venegoni curavano e facevano stampare.
Mauro fu protagonista di diverse azioni che misero in luce in più occasioni il suo coraggio e la sua audacia. Nell’ottobre del 1944 venne catturato dai fascisti. Sottoposto a barbare torture non rivelò nulla che potesse tradire i suoi compagni e la Resistenza. La sua fede non venne scossa ma il suo volto e il suo corpo vennero straziati. Mauro fu accecato e poi trucidato il 31 ottobre del 1944 e il suo cadavere, orrendamente sfigurato, fu abbandonato nei luoghi dove ci troviamo oggi.
Senza storia ne memoria del passato, senza coscienza del proprio presente, un popolo è senza speranze e senza prospettive per il proprio futuro. Bisogna invece ricordare, analizzare, capire, far si che gli errori e gli orrori non si ripetano. Sapere da dove si viene e dove si cerca di andare.
La Resistenza e le lotte del lavoro permisero a De Gasperi di sedersi con dignità al tavolo della pace a Parigi nel 1947 nonostante l’Italia fosse stata uno dei paesi promotori della guerra. Resistenza e lotte del lavoro permisero al nostro paese di eleggere a suffragio universale la Assemblea Costituente, di darsi una bella Costituzione che al suo primo punto recita che “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Quando terminò il conflitto in Europa i resistenti di tutti i paesi dichiararono solennemente: “mai più guerre, mai più persecuzioni razziali”. Si aprivano in quella primavera del 1945 degli scenari ricchi di speranza nei singoli paesi e nel mondo. Sappiamo invece quanto è stato lungo e irto di ostacolo il cammino verso la tolleranza, la solidarietà, la giustizia sociale, sappiamo delle sfide che dobbiamo ancora vincere e che vanno condotte in un contesto internazionale che deve saper costruire una politica di sviluppo sostenibile, di equità e di pace.
E’ sotto i nostri occhi la crisi economica che pesa sul mondo intero dopo che una gestione malaccorta dei processi di globalizzazione e una finanza senza regole hanno permesso a troppi di cercare di fare soldi con i soldi anziché di accrescere il proprio benessere e la propria ricchezza con i risultati concreti del lavoro e dei lavori. Nonostante gli ottimismi sulla crisi che ci dicono continuamente che stia finendo non vediamo ancora nessuna luce che ci indichi che l’Italia stia uscendo dal tunnel.
L’intera Europa è attraversata non solo dalle difficoltà economiche crescenti ma anche da rigurgiti reazionari e populisti, da movimenti xenofobi e neo nazisti, da episodi di intolleranza e di violenza. Non ultima la vile provocazione perpetrato contro la sede dell’Anpi di Legnano pochi giorni fa che vogliamo condannare e stigmatizzare con determinazione e con rigore.
Con la manifestazione di oggi vogliamo esprimere la nostra solidarietà con l’Anpi di Legnano per l’inaccettabile intimidazione alla quale è stata sottoposta la sua sede intitolata proprio a Mauro Venegoni, per l’attacco gravissimo realizzato in una città che è stata tra le protagoniste della Resistenza; ma vogliamo anche cogliere l’occasione per seguitare a denunciare il clima pericoloso e preoccupante creatosi nel nostro paese per le presenze sul territorio di formazioni politiche che praticano e diffondono opinione e atteggiamenti che si richiamano ad esperienze naziste e fasciste. Chiediamo alle autorità competenti, a livello governativo, regionale e locale e alle forze dell’ordine di negare a tali formazioni le agibilità che permettano loro di organizzare presidi o manifestazioni. Chiediamo in particolare di proibire manifestazioni che assumono un netto carattere fascista, utilizzando pubblicamente simbologie e vessilli del passato regime e comunque chiediamo di vigilare affinché non appaiano, in qualunque occasione, i simboli di epoche e di regimi che suonano di per sé oltraggio alla Resistenza e ai valori costituzionali.
Alle forze culturali e ai mass-media chiediamo di non sottovalutare e di non banalizzare i nuovi fenomeni di destra che si stanno manifestando a livello locale e più in generale nel nostro paese e nel nostro continente.
E’ infine non possiamo che stigmatizzare quanto si è recentemente sviluppato attorno alle tristi e penose vicende che hanno accompagnato la scomparsa e i funerali del criminale nazista Erich Priebke.
Dobbiamo vigilare più che mai in ogni territorio affinchè il passato non ritorni mentre sentiamo pressante l’esigenza di affrontare e avviare a soluzione i tanti problemi che stanno dinnanzi a noi.
Abbiamo perciò bisogno di passione civile, di rigore, di comportamenti diffusi eticamente corretti, di riferimenti e di valori forti. Di valori forti come li seppero costruire e far vivere persone come Mauro Venegoni che seppero scegliere con grande coraggio di collocarsi dalla parte giusta in una fase difficile e tragica della vita del nostro paese. Abbiamo bisogno di riproporre e di rinnovare le loro speranze e i loro sogni. Tante persone si sono battute, hanno rischiato, hanno sofferto, hanno pagato di persona in quei lontani anni, per ridarci la dignità, i diritti, per tracciare la strada per la costruzione di un mondo migliore. Si sono battuti per ridare la libertà a chi c’era, a chi non c’era e anche a chi in quel frangente storico era contro.
Abbiamo bisogno di donne e di uomini che siano capaci di indignarsi di fronte alle ingiustizie, alla carenza di democrazia, di libertà, di solidarietà, di coesione civile, di pace, abbiamo bisogno di portare avanti questi obbiettivi ripartendo dalla memoria dei passaggi più difficili che il nostro paese ha saputo superare. Abbiamo bisogno di riproporre il grande valore sociale del lavoro e la sua centralità nella società moderna come sono proposti nel primo articolo della nostra Costituzione. Una carta fondamentale da attuare pienamente e da difendere.
Anche per questo abbiamo voluto organizzare l’incontro di oggi che vuole rappresentare il riconoscimento a una stagione decisiva per la storia d’Italia, ai valori per i quali uomini e donne coraggiose si sono battuti.
A un grande protagonista quale è stato Mauro Venegoni.
Un uomo al quale la democrazia italiana deve molto.”
Carlo Ghezzi
27 Ottobre 2013
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