Commemorazione Luciano Zaro – 24 Novembre 2013
E’ ormai consolidata tradizione per la sezione A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Gallarate commemorare, tra gli altri, la figura del Martire Luciano Zaro.
L’ ANPI di Gallarate, nella ricorrenza dell’assassinio di Luciano Zaro, appuntamento divenuto momento tradizionale di mesta ma rinnovata riflessione, auspica che nel nome del Martire e di tutti coloro che al pari furono vittime della violenza nazifascista, si celebri anche la speranza di una nuova stagione di Pace, così duramente messa alla prova dagli avvenimenti nazionali ed internazionali, con una sempre più preoccupante recrudescenza di manifestazioni (talvolta tollerate, quando non incoraggiate e/o promosse da talune Istituzioni) che si richiamano a quell’oscuro passato che nessuno si augura possa ritornare.
Un esempio sconfortante dell’ultima ora è stata la profanazione del Sacrario del San Martino (Duno, Varese) avvenuta il 1 Novembre ad opera delle solite organizzazioni nazifasciste che affollano anche la nostra realtà provinciale.
La cerimonia è solitamente breve, e prevede un altrettanto breve intervento del Presidente della Sezione o di un suo incaricato, atto a solennizzare l’evento.
Quest’anno, insieme a Luciano Zaro, ricorderemo brevemente la recente scomparsa di un altro protagonista della Resistenza: Ambrogio Zocchi, arnatese, spentosi il 12 Agosto c.a..
Siete tutti pertanto invitati alla Cerimonia, che avrà luogo in p.zza Zaro Domenica 24 Novembre 2013 alle ore 12.00, durante la quale sarà deposta una corona d’alloro alla memoria del giovane Partigiano immotivatamente e barbaramente ucciso dalla mano fascista.
Fraterni saluti
Il Presidente A.N.P.I. Gallarate
M. Mascella
Gallarate, 5 Novembre 2013
In coincidenza con la Campagna Nazionale di Tesseramento all’Anpi, e in difesa della Costituzione messa a dura prova dalle paventate intenzioni di modificarla aggirando l’art. 138 che ne prevede non a caso articolate e giustificate procedure, l’Anpi Gallarate ha organizzato un banchetto in piazza Zaro.
Per le foto dell’evento:
http://www.flickr.com/photos/anpigallarate/sets/72157638014122505/
La breve ma intensa cerimonia è stata avviata dal Pres. di Anpi Gallarate, Michele Mascella, che ha dato la parola al compagno Osvaldo Bossi per un breve ricordo di Ambrogio Zocchi. Qui di seguito il suo apprezzato intervento:
“Arnate 24 novembre 2013 comm. Zaro Luciano
Penso che non sia fuori luogo ricordare, nell’occasione della commemorazione del vile assassinio del Patriota Luciano Zaro, la figura di un partigiano, arnatese per adozione, scomparso lo scorso agosto. Ambrogio Zocchi, classe 1926, figlio di uno storico antifascista di Samarate, Ambrogio tornitore alla Comerio, aderisce seppur giovanissimo alla lotta antifascista partecipando agli scioperi del ’43, partigiano combattente prima nella divisione Valdossola Superti, col nome di battaglia “Tom”, poi, dopo una retata, alla fine di ottobre del 1944, con la formazione della Ia Brigata Lombarda comandata da Fagno fino alla Liberazione.
Ricordo Ambrogio per la riservatezza che lo ha sempre distinto, il non voler mai parlare di sé, e la moglie Ampelia qui presente al suo posto me ne darà conferma, penso dovuto ai ricordi, ma non solo, di quei momenti drammatici vissuti in montagna… vedendo cadere i propri compagni di lotta;… però, sempre presente alle commemorazioni e a ogni iniziativa a difesa della democrazia e della Costituzione.
La Resistenza è vero che è stata una lotta di popolo, ma è stata anche una lotta dei piccoli gruppi come quello di Luciano Zaro, legato alla formazione “Rizzato” comandata dall’arnatese Enrico Vismara, come dei combattenti, come “Tom” e tanti altri.
La vittoria della Resistenza è stata possibile anche grazie al loro impegno, spesso anonimo, ma sempre considerato un insopprimibile dovere.
Oggi più che mai la necessità di ricordare queste figure anche di fronte al proliferare di formazioni neofasciste in Europa e anche in Italia, necessità di ricordare che il grembo che le generò è ancora fecondo… altresì la presenza nel territorio di queste formazioni fasciste come forza nuova e casapound dovrebbero far riflettere i sinceri democratici e gli antifascisti che non è con l’indifferenza che si impedisce a costoro di proliferare e di minacciare la democrazia e le libertà democratiche conquistate con la Lotta di Liberazione, prima fra tutte la nostra Costituzione messa in discussione recentemente e mai applicata fino in fondo.
Ovaldo Bossi
Gallarate, 24 Novembre 2013
A seguire, su invito del Pres. Mascella, il Sindaco Guenzani ha pronunciato una breve ma intensa prolusione, non di circostanza, fondandone gli aspetti essenziali su due parole: democrazia e libertà.
La cerimonia si è conclusa con l’intervento ufficiale di Massimo Ceriani, della V. Pres. Prov.le Anpi Varese, molto apprezzato ed applaudito, che qui di seguito riproduciamo:
In ricordo dei resistenti morti e vivi
( per la commemorazione di Luciano Zaro – 24 novembre 2013)
Ragazzi di vent’anni, come ventenne era Luciano Zaro, patriota arnatese, che faceva parte del movimento clandestino attivo a Gallarate. Antifascisti che aiutavano i renitenti alla leva della repubblica di Salò a salire in montagna, procurando documenti falsi e armi e vestiti e altre cose necessarie.
La sera del 24 novembre 1944 a casa Zaro, ad Arnate, si presentano i militi della Brigata Nera, comandati dal Maresciallo Crosta: mettono a soqquadro la casa alla ricerca di armi e poi intimano a Luciano di seguirli. Mentre prendeva il cappotto il giovane venne freddato a colpi di pistola dal Maresciallo Crosta, sotto gli occhi della madre.
Quando ricordiamo i giovani partigiani morti, ci domandiamo che cosa fu la Resistenza, ma soprattutto dobbiamo cercare di leggere quali pensieri, quali emozioni si muovevano in quelle persone che fecero la scelta e iniziarono a combattere, passando dalla semplice ostilità, al sabotaggio, alla critica serrata, fino alla lotta armata.
E perchè quella scelta? Da dove originavano le scelte che presero corpo quando si fecero partigiani, partendo dalle loro esperienze personali e dalla propria cultura?
C’è una letteratura resistenziale, una memorialistica della Resistenza, che racconta, che testimonia della grande varietà di espressioni e di motivazioni di molti dei protagonisti di quella stagione. In una breve rassegna di Storie della Resistenza curata da Italo Poma incontriamo pagine straordinarie.
C’è chi mette in rilievo la drammaticità e l’asprezza della vita del partigiano, chi rivendica in quella scelta l’amore per la vita e la felicità dell’esistenza. Guido Piovene ricorda quei mesi come i più belli della sua vita: “Non furono tetri, ma allegri, dell’allegria che nasce dalla colleganza con altri uomini …”. Anche Roberto Battaglia pone l’accento sull’allegria e la pienezza della condizione del partigiano: “Io mi sento a mio agio, partigiano nato”.
Lidia Menapace in una intervista del 1994 parla di Resistenza colorata, plurale, e di antifascismo che rifiutava la cultura della guerra e della morte e combatteva perché “voleva la pace e amava la vita”.
E nel quadernetto rinvenuto da Angelo Del Boca in tasca a un partigiano trovato morto nell’Appennino ligure emiliano, scopriamo un piccolo dizionario dei termini relativi alla guerra partigiana e alla quotidianità dell’esperienza vissuta, registrata con ironia e molta leggerezza. Un documento straordinario per il suo valore di testimonianza.
Cosi anche nei romanzi come Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino e I piccoli maestri di Luigi Meneghello ritroviamo l’allegria, unita a un senso dell’avventura, al bisogno di agire, in cui si esprime soprattutto il gusto della libertà ritrovata, anzi scoperta per la prima volta dopo anni di obbedienza.
Quindi cosa fu la Resistenza? quel ritirarsi sulle montagne era come un ripartire da zero, una inebriante aria di nuovo inizio, una sorta di “impulso di mettersi fuori legge”, di ribellarsi a un ordine sociale ingiusto, alle menzogne della propaganda del regime, di liberarsi dalle costrizioni più odiate e scoprire nuovi modi di essere e di vivere: una nuova rinascita morale prima che politica..
Nella presentazione di Storie della Resistenza Italo Poma scrive: “C’è una parola, quasi dimenticata, che significa lottare per la libertà propria e di tutti e che indica al tempo stesso la liberazione dalla schiavitù dell’ignoranza, ed è la parola emancipazione. La Resistenza fu anche questo, per una generazione intera o per una parte significativa: un grande momento di crescita, di formazione di sè, di educazione alla vita”.
In quella stagione ci furono aspetti drammatici, “la durezza degli scontri e l’asprezza di un’esistenza dove mordevano il freddo, la fame, i pidocchi … ma mai la vita diventa intensa e preziosa come quando si sa di poterla perdere”, e di viverla come percorso di libertà e di emancipazione …
E l’antifascismo oggi? Cos’è e cosa ci può dire?
Ci troviamo in una fase in cui in tutta Europa spirano venti di conservazione, di populismo e addirittura, in alcuni casi, di autoritarismo e neonazismo, come la formazione Alba Dorata in Grecia o il dispotismo di Orban in Ungheria, alimentati dalle disuguaglianze e dalle politiche di austerità a spese dei diritti sociali.
Ci sono le migrazioni, l’immenso movimento delle moltitudini messesi in cammino nell’era della globalizzazione, i profughi e i rifugiati cresciuti enormemente per via di disuguaglianze, miseria e guerre insediate al centro della scena mondiale. Gli stati temono il fenomeno, i politici hanno paura e diffondono paura. In definitiva, la paura dell’immigrazione manifesta l’incapacità di fare i conti con il mondo nuovo in cui siamo entrati avendo la testa nel passato.
E in Italia sono cresciuti comportamenti violenti e razzisti, si aprono nuove sedi di movimenti neofascisti, si assumono iniziative, spesso ardite, da parte di Forza Nuova, di “Fiamma Tricolore”, di “Casa Pound”, spesso con la protezione e l’incoraggiamento anche da parte di pubblici amministratori, come il sacrario dedicato a Rodolfo Graziani, comandante delle Forze armate della RSI; ricordiamo anche, alcuni mesi fa, il raduno di skinhaead a Malnate nel giorno dell’anniversario della nascita di Hitler e le iniziative sempre più diffuse di attacco a sedi , come quella dell’Anpi di Legnano o la recente profanazione del sacrario del San Martino.
E’ importante comprendere che non siamo di fronte soltanto a un carico di violenza irrazionale, i movimenti xenofobi, i neofascismi rimandano a condizioni strutturali del presente, a correnti culturali profonde e per farvi fronte il terreno principale è quello culturale e civile.
L’antifascismo oggi richiede un impegno profondo, serio, che ci deve indurre a interrogarci e ragionare sul perchè l’intera Europa è percorsa da ondate di nazifascismo, perché compaiono autoritarismi e populismi e idee razziste nel mondo. L’antifascismo è la ricerca di una risposta concreta a questi interrogativi; è approfondimento e ragionamento, è impegno a far conoscere che cosa è stato il fascismo, è lotta contro l’indifferenza e la rassegnazione, è impegno contro ogni forma di violenza e di autoritarismo
È momento di crescita, di formazione di sè, di educazione alla vita.
Massimo Ceriani
Gallarate, 24 Novembre 2013
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