Giornata della Memoria- Orazione Ufficiale

Giornata della Memoria- Orazione Ufficiale

La consueta Celebrazione della Giornata della Memoria, svoltasi al Cimitero Maggiore di Gallarate Domenica 26 Gennaio 2014, è iniziata con il tradizionale corteo all’interno del Cimitero con una prima tappa al Sacrario dei Caduti di tutte le guerre, dove è stato depositato un mazzo di fiori: è proseguita poi fino la Monumento alla Resistenza ed ai Deportati, con la deposizione anche qui di una ciotola quale omaggio ai Caduti.

Erano presenti rappresentanti di alcuni Partiti, e gli Ass.ri Protasoni e C. Colombo per l’Ammin. Comunale di Gallarate.

Dopo una breve introduzione e saluto ai convenuti del Pres. Anpi Gallarate M. Mascella, ha preso la parola Patrizia Foglia che, per conto dell’Anpi, ha pronunciato l’Orazione ufficiale che qui di seguito riproponiamo:

 

Chi oggi è qui è sicuramente consapevole di ciò che è storicamente accaduto, siamo cioè certi che 69 anni fa,  il 27 gennaio, il campo di Auschwitz veniva aperto e qualche vita salvata.

Dobbiamo tuttavia chiederci perché, a distanza di tanti anni e dopo tante documentazioni raccolte e rese pubbliche, coloro che negano il genocidio trovino ancora seguito e le loro manifestazioni trovino così ampia risonanza attraverso  nuovi e vecchi media. Non voglio con ciò porre la questione della legittimità o meno della libera circolazione di studi e di opinioni , né invocare interventi di censura della ricerca storica, anche di quella  negazionista: semmai si tratta di confutare tali posizioni sulla base della stessa documentazione prodotta dalla ricerca e di continuare tale impegno che, in primo luogo, deve essere assunto, promosso e sostenuto dalle Istituzioni della ns. Repubblica quale doverosa riaffermazione dei suoi principi fondativi espressi nella  nostra Costituzione del ‘48.

2014-01-26-11-25-59E’ vero che la ricerca storica può mettere capo a giudizi non condivisibili – mi sembra questo il caso del recente film “L’ultimo degli ingiusti” di Claude Lanzmann che perviene ad assolvere dalle storiche accuse di collaborazionismo il Rabbino di Vienna e capo del Consiglio ebraico di Theresienstadt Benjamin Murmelstein (peraltro già scagionato nel corso di un processo tenutosi nell’immediato dopoguerra presso un tribunale cecoslovacco). La questione che questo esempio pone è che perfino un infaticabile studioso della Shoah quale è Lanzmann sia ora perventuro a proporre una revisione totale del giudizio storico  sugli judenrat, i consigli ebraici, già ritenuti collaborazionisti dei nazisti e per questo aspramente criticati sia da Hannah Arendt  che da Gershom Scholem.

Non solo di questo infatti si tratta, ma di una posizione che apre anche alla revisione di quella banalità del male ravvisata dalla Arendt nella prassi obbediente ed acritica – in ultima istanza di corresponsabilità nell’attuazione della Shoah – di una ampia massa grigia della società europea che fu sottoposta al dominio nazifascista.

E’ stata infatti  l’etica dell’irresponsabilità individuale a consentire che si attuasse, nel silenzio e nell’omertà, l’eliminazione di tutti coloro che erano considerati un pericolo da parte del regime: sono d’altra parte le dettagliate classificazioni realizzate tra i reclusi nei lager da parte dei loro carnefici a ben spiegare come i diversi triangoli della selezione coinvolgessero non solo gli ebrei, ma anche sinti e rom, oppositori politici, Testimoni di Geova, omosessuali, elementi socialmente pericolosi…..

Ciò significa che è propria dell’ideologia totalitaria l’intolleranza per tutto ciò che le è estraneo e diverso, e l’antisemitismo nazifascista è l’ideologia che ha rappresentato il vertice novecentesco del razzismo.

Resta tuttavia oggi da chiedersi perché il negazionismo si stia diffondendo e perché con esso si ripropongano manifestazioni di antisemitismo.

Poiché non è possibile confondere ed equiparare l’antisionismo con l’antisemitismo, avendo essi origini, contenuti e sviluppi concettuali totalmente distinti, non si può considerare il primo come componente strutturale del secondo. Appare anzi plausibile a questo proposito sottolineare come troppo spesso la posizione dei più diffusi media abbia portato argomenti alla radicalizzazione dell’antisionismo, non ultimo il caso della presentazione apologetica di Sharon quale promotore del dialogo e del processo di pacificazione tra Israeliani e Palestinesi.

E’ una realtà più volte denunciata, primi tra tutti dall’A.N.P.I. – sia a livello locale che nazionale –, la ripresa e la diffusione di movimenti dichiaratamente neofascisti e neonazisti e la loro capacità di infiltrazione e proselitismo attraverso altri contesti aggregativi,  specialmente giovanili, ma non solo questi, come dimostrano le numerosissime e perduranti iniziative attuate nelle piazze del nord-ovest lombardo.

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Peraltro ciò che aumenta la preoccupazione  per la democrazia è il fatto che queste organizzazioni si siano ormai costituite in reti di relazione con altri analoghi sodalizi sparsi in tutta Europa e che si propongano populisticamente come forza di opposizione verso coloro che ritengono essere i responsabili della grave crisi che stiamo patendo, ossia denunciando nelle istituzioni dell’Unione Europea e nel progetto di superamento degli stati nazionali la ragione dell’umiliazione dei popoli europei. Si tratta di posizioni estreme che tuttavia esprimono un malessere molto più ampio, portato in luce dal consenso che progressivamente ottengono movimenti e partiti politici che si esprimono in senso xenofobo o che comunque richiedono un ritorno alla chiusura delle frontiere contro l’immigrazione.

In questa situazione il ruolo della Giornata della Memoria istituzionalizzata appare poco incisiva, specialmente quando, a fronte del carattere celebrativo che essa sta sempre più assumendo, si deve assistere a numerose occasioni nelle quali si esprime solo una debole consapevolezza da parte delle istituzioni circa la  reale portata del fenomeno. Esemplificazioni  di tale sottovalutazione del pericolo sono le molteplici e ripetute autorizzazioni fornite dalle autorità preposte a manifestazioni nelle piazze ad organizzazioni quali Forza Nuova, il cui segretario già è stato riconosciuto portatore di ideologia fascista  dalla Suprema Corte di Cassazione (v. sent. 11/2010 , sez. V penale), ed anche i numerosi casi di diniego di spazi di agibilità politica attuati solo dopo l’avvio di mobilitazioni di contrasto ( v. il recentissimo caso reso pubblico dal quotidiano La Repubblica del 22 u.s. presentatosi all’Università Cattolica di Milano ove solo dopo proteste degli studenti è stata misconosciuta dal Rettore l’autorizzazione ad un dibattito promosso da Comunità Antagonista Padana, costola fuoruscita dal M.U.P.-Movimento Universitario Padano , che si proponeva di discutere “se le cause dell’antisemitismo fossero più interne o più esterne rispetto al popolo ebraico”.

Concludo questo mio breve intervento con la convinzione che solo una memoria militante nel presente, che ricorda il passato perché non si ripeta e che per questo si pone attenta osservatrice di tutti i nuovi fenomeni emergenti, aperta a vagliare criticamente ed a denunciare ogni violazione dei diritti umani, solo questo tipo di memoria -ripeto- potrà  essere ben diversa da quella che nel suo ultimo libro “Dovrei essere fumo” Patrick Fogli descrive come propria della generazione del deportato Emile, generazione costretta a raccontare per non lasciar dimenticare, ma che si trova pure tragicamente ora costretta ad ammettere: “Io non so se un racconto abbia questo potere e se le parole conservino la loro forza, dopo che sono state scritte e lette.”.

Patrizia Foglia

Segreteria ANPI Gallarate

Gallarate, 26 Gennaio 2014

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