COMMEMORAZIONE LUCIANO ZARO – 27 NOVEMBRE 2016
L’ ANPI di Gallarate, nella ricorrenza dell’assassinio di Luciano Zaro, appuntamento divenuto momento tradizionale di mesta ma rinnovata riflessione, auspica che nel nome del Martire e di tutti coloro che al pari furono vittime della violenza nazifascista, si celebri anche la speranza di una nuova stagione di Pace, così duramente messa alla prova dagli avvenimenti nazionali ed internazionali, con una sempre più preoccupante recrudescenza di manifestazioni (talvolta tollerate, quando non incoraggiate e/o promosse da talune Istituzioni) che si richiamano a quell’oscuro passato che nessuno si augura possa ritornare.
In un momento così particolarmente pervaso da pulsioni di parte spesso contrapposte intorno alla vicenda del referendum costituzionale del prossimo 4 Dicembre, ci auguriamo che la commemorazione di un giovane antifascista trucidato per le sue idee trovi la giusta pausa di riflessione intorno ad una intesa comune in nome della Giustizia, della Pace, della Libertà.
Anche in nome di questi valori fondanti della nostra Costituzione, l’Anpi, attraverso un lungo percorso democratico fatto di Assemblee di Sezione, di Congressi ai vari livelli, di assise previste dal nostro Statuto, è pervenuta da tempo alla determinazione, ufficialmente “consacrata” dall’ultimo Congresso Nazionale, di sostenere la ragioni del NO alla revisione costituzionale proposta e sulla quale i cittadini si esprimeranno liberamente il 4 Dicembre p.v..
Invitiamo pertanto tutti i nostri iscritti a votare un deciso NO a quella che crediamo sia una manipolazione confusa e peggiorativa della Carta Costituzionale.
Beninteso, ogni iscritto è libero di fare la scelta che crederà più opportuna e convincente, senza con questo incrinare il rapporto di fiducia con l’Associazione.
La cerimonia è solitamente breve, e prevede un altrettanto breve intervento del Presidente della Sezione o di un suo incaricato, atto a solennizzare l’evento.
Siete tutti pertanto invitati alla Cerimonia, che avrà luogo in p.zza Zaro Domenica 27 Novembre 2016 alle ore 12.00, durante la quale sarà deposta una corona d’alloro alla memoria del giovane Partigiano immotivatamente e barbaramente ucciso dalla mano fascista.
Fraterni saluti
Il Presidente A.N.P.I. Gallarate
M. Mascella
Gallarate, 17 Novembre 2016
Al breve discorso introduttivo del Pres. di Anpi Gallarate M. Mascella, hanno fatto seguito gli interventi del Consigliere Giovanni Pignataro e dell’Ass.re al Bilancio Moreno Carù, che qui ringraziamo della loro presenza; la manifestazione si è conclusa con la tradizionale Orazione ufficiale, affidata quest’anno a Ennio Melandri, V. Pres. di Anpi Gallarate, e che riproduciamo qui di seguito per intero:
“Ringrazio a nome dell’Anpi le autorità comunali intervenute.
Fu ucciso a 20 anni il 24 novembre 1944, in casa, davanti alla madre, a colpi di pistola, con inaudita crudeltà, a sangue freddo, mentre stava indossando il cappotto per ripararsi dal freddo della notte che avrebbe dovuto trascorrere in carcere.
Luciano Zaro era sospettato di essere collegato alla resistenza e il maresciallo Crosta, a capo della brigata nera che operava nel territorio gallaratese, cercava armi e fece irruzione convinto di trovarle in casa.
Madre e figlio furono interrogati, la casa venne messa a soqquadro, ma le armi non saltarono fuori.
Forse c’erano, ben nascoste, forse non c’erano proprio.
Comunque fosse, il particolare riveste scarsa importanza.
Sta di fatto che un mese dopo la sua morte il CLN di Gallarate diede il nome Luciano Zaro alla Brigata Garibaldi SAP che operava in città.
E poi essere partigiani non significava necessariamente sparare.
Molti antifascisti (comunisti socialisti cattolici azionisti) fecero la loro parte aiutando i renitenti alla leva e i ricercati, dando loro rifugio, procurando documenti falsi.
In comune avevano il cuore e l’intelligenza di stare dalla parte giusta, in un momento in cui non era facile scegliere.
In comune avevano la speranza di una stagione di pace e di libertà.
E l’ottennero, pur con tutti i limiti che conosciamo, con il loro coraggio, con la loro coerenza, spesso con il loro sacrificio.
Da allora sono passati più di 70 anni.
70 anni, con tutti i problemi del caso, comunque di pace e di convivenza tra i paesi che erano stati artefici dei massacri della prima e della seconda guerra mondiale.
Non è una cosa da poco. Troppo spesso ce lo dimentichiamo.
Oggi però l’orologio della storia sembra tornato indietro.
L’Europa ci dà quotidianamente la sensazione di un progetto alla deriva.
La sua idea ispiratrice pare smarrita davanti al ritorno dei nazionalismi e dei movimenti razzisti e xenofobi.
Poi c’è l’America. Una lacerazione verticale attraversa la società americana, l’elezione di Trump ne è la cartina di tornasole.
E c’è l’esodo. Decine di milioni di uomini donne bambini stanno fuggendo dalle tante guerre, dalla fame, dalla siccità,
creando, loro malgrado, problemi inediti che coinvolgono tutti, per i quali non ci sono facili soluzioni.
E’ un mondo che sembra aver smarrito la bussola, con una classe politica inadeguata che subisce e magari è strumento della mondializzazione, delle logiche dei mercati che rifuggono condizionamenti e regole.
L’Italia è tutta dentro a questo contesto, con le sue fragilità strutturali, le sue disuguaglianze, i suoi cronici problemi.
E’ un terreno questo che alimenta in modo sempre più diffuso tesi revisioniste che si richiamano esplicitamente al fascismo e al nazismo, con il loro corollario di provocazioni e manifestazioni, talvolta tollerate e perfino incoraggiate dalle istituzioni.
Tutto sembra ormai sdoganato, al punto che certe ricorrenze non sono più considerate attuali. Sono addirittura considerate divisive, come il 25 aprile che non cementerebbe un popolo, come dovrebbe, ma lo dividerebbe.
E’ un quadro che provoca inquietudine, paura. Una paura a volte palese, spesso inconscia, e provoca indifferenza.
E l’indifferenza genera tragedie, come insegna la storia, quella storia di cui è stato protagonista e vittima Luciano Zaro.
Ed è proprio traendo esempio dalla storia, che dobbiamo essere consapevoli che nulla va sottovalutato, nulla è dato per sempre. Non la libertà e non la democrazia.
Stiamo attraversando una profonda crisi, che non è solo materiale, economica, è crisi sociale e culturale, di valori.
Che accentua sempre più le differenze, toglie il futuro, fa regredire ai bisogni primari, fa leva sugli egoismi e alimenta atteggiamenti di chiusura che portano alla percezione del diverso come nemico.
Una paura spesso alimentata, semplificata a domanda di sicurezza e ordine, parole d’ordine di facile effetto.
Non per fare facili analogie, ma sembrano tornati i tempi del primo dopoguerra o della repubblica di Weimar, quando la crisi, il rancore, la paura resero possibile la conquista del potere da parte di due avventurieri altrimenti improbabili.
Certo da allora il mondo è cambiato. Ma l’uomo forse non è cambiato, i vecchi fantasmi fanno presto a tornare: magari cambia la forma ma sono sempre loro.
E’ in questo clima che si sta svolgendo la campagna referendaria.
Che, qualunque ne sia il risultato, sta provocando una divisione verticale della società italiana.
In un clima da plebiscito populista nel quale tutto è considerato lecito. Fatto di volgarizzazione del livello del dibattito e demonizzazione dell’avversario, con un sempre crescente degrado del linguaggio e un sempre crescente ricorso all’insulto personale.
L’Anpi è per il no.
Perché questi toni non gli sono propri.
E perché nessuna riduzione degli spazi di democrazia potrà avvenire con il suo consenso.
Ma qui mi fermo, perché altrimenti il discorso condurrebbe su un terreno che sarebbe altro rispetto alla ricorrenza di un episodio di violenza fascista. Una violenza che non vogliamo si ripeta. Impedirlo è il nostro compito, la nostra ragion d’essere. Il richiamo alla memoria è sempre il più fondamentale dei nostri doveri.
Ennio Melandri
Gallarate, 27 Novembre 2016
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