Celebrazioni Giorno della Memoria 2020 a Gallarate – Foto e video
Oggi, Domenica 26 Gennaio 2020, alle ore 11.00, si sono svolte le Celebrazioni per il Giorno della Memoria 2020 organizzate dalla locale sezione Anpi di Gallarate, “Attilio Colombo”.
Il corteo si è snodato tra i viali del Cimitero Maggiore, raggiungendo il Sacrario ai Caduti di tutte le guerre, ove è stato deposto un omaggio floreale dopo un minuto di silenzio.
Il corteo ha poi proseguito per fermarsi davanti al Monumento ai Partigiani e Deportati; Mascella ha letto il messaggio pervenuto dall’Ass.re alla Cultura Avv. Massimo Palazzi che di seguito riproduciamo:
“Caro Presidente Mascella,
purtroppo la recrudescenza della mia indisposizione, forse dovuta allo sforzo derivante dall’attività di sgombero delle scuole di ieri, mi causa un dolore incompatibile con lo stare in piedi al freddo e quindi non riesco a partecipare questa mattina al cimitero. La prego di portare il mio saluto e la partecipazione per il doveroso e rispettoso omaggio ai defunti. Ci vedremo domani sera.
Un cordiale saluto.
Massimo Palazzi”
Il Pres. Mascella ha poi proseguito soffermandosi sul significato della Celebrazione, leggendone le motivazioni, non prima di aver salutato le Associazioni, i Partiti, i Sindacati e tutti i cittadini presenti :
“Legge 20 luglio 2000, n. 211
“Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”
Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000
Troppo spesso quando si parla di Memoria e di ciò che deve essere ricordato si fa riferimento solo allo sterminio di 6 milioni di ebrei, senza ricordare che le vittime totali del nazismo in Europa furono almeno 12-13 milioni, 17 per alcune fonti. Dimenticarsi di militari internati (650mila quelli italiani, la maggior parte dei quali disse no alla Rsi fantoccio di Mussolini, di cui 30mila non tornarono), politici, Partigiani, slavi, nomadi sinti e rom, testimoni di Geova, omosessuali, disabili, ed altre categorie, significa non rendere loro rispetto e sminuire l’Olocausto. Quando si dice che non si deve dimenticare si deve prima conoscere ciò che è stato, altrimenti diventa facile confutare la verità.
Art. 1.
- La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2.
- In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinchè simili eventi non possano mai più accadere.
Ha inoltre dato lettura di una lirica (erroneamente attribuita solitamente a Brecht) del pastore protestante tedesco, Martin Niemöller, ancora oggi più che mai sintomatica del clima che stiamo vivendo:
Prima vennero
Prima vennero per i comunisti,
e io non dissi nulla
perché non ero comunista.
Poi vennero per i socialdemocratici
e io non dissi nulla
perché non ero socialdemocratico
Poi vennero per i sindacalisti,
e io non dissi nulla
perché non ero sindacalista.
Poi vennero per gli ebrei,
e io non dissi nulla
perché non ero ebreo.
Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa.
Successivamente, ha dato la parola a Carlo Chinetti, del Direttivo Anpi Gallarate, che ha letto i nomi degli internati militari italiani, IMI (gallaratesi) ai quali tutti noi dovremo gratitudine eterna per il loro sacrificio.
La parola è passata quindi alla relatrice per l’orazione ufficiale dell’evento, Dr.ssa Ilaria Enrica Mascella, della Segreteria Anpi Gallarate:
DISCORSO CELEBRATIVO PER IL GIORNO DELLA MEMORIA
DOMENICA 26 GENNAIO 2020
“Juden hier!” ed una stella di Davide, questo è stato il buongiorno ricevuto da Aldo Rolfi un paio di giorni fa, colpevole di aver ricordato la madre, partigiana, deportata a Ravensbruck, testimone di una delle pagine più orribili dell’umanità. Mondovì si è svegliata così, catapultata in un passato che non si vorrebbe mai più rivivere.
Resta dunque indispensabile, a 75 anni dall’apertura di quei maledetti cancelli di Auschwitz, continuare a fare memoria, senza stancarsi mai. È altresì importante farlo con quanta meno retorica possibile, una retorica che rischia di ridurre questi momenti a mera e inutile commemorazione, e noi non vogliamo che accada.
Dice Sepulveda “un popolo senza memoria è un popolo senza futuro”, si intenda che la storia serve a interpretare il presente ed evitare i medesimi errori del passato. Non si può, e non ci si deve, sentire al sicuro per il semplice fatto che si vive in una democrazia, per il semplice fatto che oggi, tutto sommato, gli ebrei possano svolgere vite serene e felici. Non è questo il punto! Il punto è capire che ogni prevaricazione, ogni generalizzazione è nociva per la stessa democrazia e libertà che viviamo. Che non sono concetti scontati, dati una volta per tutti.
Rubo le parole a Calamandrei, che parlava di Costituzione, per applicarle ai concetti di democrazia e libertà. Che poi, la nostra Costituzione è proprio di questi alti concetti che si occupa e che protegge. Diceva Calamandrei: “bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la responsabilità”. Ecco, nella nostra vita quotidiana, di cittadini che occupano queste strade, questo mondo, dobbiamo metterci l’impegno, lo spirito e la responsabilità”, esponendoci, mettendoci la faccia e la voce quando necessario, essendo partigiani del nostro tempo, per difendere e tutelare la democrazia e la libertà.
Allora dobbiamo continuare a farlo questo ripasso della storia, questa memoria non retorica, dobbiamo osservare con occhi puliti la realtà che ci circonda, senza parabole ed inutili esagerazioni, dobbiamo renderci conto che qualcosa, nel nostro vivere civile sta cambiando, nel nostro profondo.
Dobbiamo renderci conto, tutti quanti, e non stancarci di dire, che non è normale che una sopravvissuta alla Shoah debba andare in giro con la scorta. Non è normale trovarsi scritto sulla porta di casa “qui vive un ebreo”. Non è normale radunarsi per festeggiare il compleanno di Hitler, non è normale.
Non è normale dover osservare, più o meno silenziosamente, l’odio che striscia sui social. Dover leggere o sentire che ci sono umani meno umani.
Non umani erano considerati gli ebrei dai nazisti; non umani erano considerati i Rom e tutti i popoli nomadi dai nazisti; sicuramente meno umani erano considerati i disabili dai nazisti.
Se passa il concetto, come pare fin troppo spesso passi nelle menti di qualcuno che ci siano umani meno umani, il nostro vivere libero e democratico è in serio pericolo.
Ma non è sufficiente fare memoria, perché la memoria è un concetto troppo astratto e poco efficace se non accompagnato dalle azioni quotidiane.
Quando vi dico che dobbiamo imparare, tutti noi, ad essere partigiani dell’oggi, intendo dire che non è più il tempo per nascondersi e far finta di niente dinnanzi alle ingiustizie e alle cattiverie.
Non possiamo più permetterci di ascoltare silenziosamente inveire contro un ragazzo di colore su un pullman o su un treno perché a detta di qualcuno non ha fatto il biglietto; non possiamo più osservare inermi un clochard preso in giro; non possiamo più permetterci di “farci i fatti nostri” mentre un passeggino nelle mani di una donna africana viene strattonato perché occupa troppo spazio; mentre un ragazzino peggio vestito o più timido di altri viene bullizzato dai propri pari. Non possiamo più permettercelo perché la memoria, a 75 anni da quei fatti, pare non essere più sufficiente. Serve metterci lo spirito e la responsabilità. E la responsabilità è anche quella dell’agire quotidiano.
Questa giornata è troppo preziosa per cascare nella futile polemica politica, e poco mi interessa, ma un ragionamento va fatto, urgente e necessario: la tutela della privacy, che pure è un diritto sacrosanto, è poca cosa di fronte alla lenta e continua demolizione dello stato di diritto: non si può additare una persona, in un qualsivoglia paese o quartiere, come ladro, assassino, truffatore o spacciatore. Non si può fare, non solo perché legislativamente potrebbe pure configurarsi come calunnia, ma ancor prima perché è moralmente ed eticamente deprecabile. Una pratica medievale, abominevole e dunque inaccettabile.
E qui ritorna, quell’agire quotidiano fatto di impegno, spirito e responsabilità. Lo dobbiamo dire che la gogna non si può fare, che nello Stato di diritto, come l’Italia ancora è, vi sono istituzioni preposte a ogni cosa, e non è certo l’istituzione parlamentare o il singolo cittadino a dover identificare e perseguire i criminali, bensì le forze dell’ordine e l’istituzione giuridica. Perché se confondiamo i poteri, e li accentriamo tutti nelle mani di una sola istituzione finisce che i controllati e i controllori sono le stesse persone, e torniamo all’assolutismo e alle dittature. Non voglio dire sempre le stesse cose, trite e ritrite, ma se prima vennero a prendere gli zingari, poi lo sappiamo com’è finita, e non mi pare che sia finita bene.
Serve agire e servono i simboli, perché questi ultimi ci ricordano che dobbiamo fare!
Da anni vengono posate in diverse città europee delle pietre d’inciampo, per consentire, anche al cittadino più distratto, al lavoratore più di corsa, allo studente sbadato, di inciampare, letteralmente, nella memoria. È una pratica formidabile. Se ne contavano 75000 a dicembre 2019. 75000 pietre, significa 75000 vite spezzate dalla follia nazista, e sappiamo molto bene che è ancora un numero microscopico rispetto a tutti i morti ammazzati. Ma sono comunque 75000 occasioni in più di inciampare, ricordare e fare.
Ne hanno posate tante, anche in questi giorni, anche da queste parti, Milano, certo, ma anche Cesano Boscone e Limbiate, tra le più recenti. Amministrazioni di ogni colore politico perché una tale memoria è necessariamente condivisa, e credo che qualsiasi amministratore, che ha inevitabilmente giurato sulla Costituzione italiana, antifascista e democratica, abbia a cuore questa memoria, e ne condivida lo spirito e la necessità.
Auspichiamo che anche nella nostra bella città, a breve possa concludersi la procedura per dedicare ai nostri morti ammazzati, perdonate se non li chiamo deceduti, ma le parole sono importanti tanto quanto i simboli, queste pietre d’inciampo, dandoci un’occasione in più, inciampandoci, mentre corriamo a fare la spesa o a prendere i figli a scuola, o dirigendoci a lavoro, di ricordarci di essere partigiani, cittadini con impegno spirito e responsabilità.
ILARIA ENRICA MASCELLA
La manifestazione si è conclusa con l’invito del Pres. Mascella a partecipare allo spettacolo teatrale tratto da “Se questo è un uomo” di Primo Levi, che si terrà al Teatro del Popolo Lunedì 27 alle ore 21.00.
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