Cronaca breve del GIORNO DELLA MEMORIA – Gallarate – Domenica 29 Gennaio 2023

Cronaca breve del GIORNO DELLA MEMORIA – Gallarate – Domenica 29 Gennaio 2023

In una soleggiata mattinata si sono svolte le Celebrazioni del GIORNO DELLA MEMORIA 2023, che ha visto la partecipazione numerosa di cittadini e Associazioni, e soprattutto di giovani Allievi e Allieve di alcune scuole cittadine, tra cui il Liceo “G. Pascoli”e l’Ist. comprensivo “G. Cardano”, accompagnati dai loro Insegnanti e relativi gonfaloni.

Presenti i Rappresentanti di alcuni Partiti e di Sindacati e Associazioni, assenti perchè altrimenti impegnati quelli dell’Amm. Comunale.

La cerimonia è stata introdotta dal Pres. di Anpi Gallarate, con una breve prolusione che qui di seguito riproduciamo:

“Buongiorno a tutti i convenuti a questa Cerimonia di Celebrazione del

GIORNO DELLA MEMORIA 2023

Saluto tutti voi, a cominciare dai cittadini, dalle Autorità e Istituzioni pubbliche presenti, alle Scuole e loro Insegnanti e Allievi, alle Associazioni e Sindacati: e voglio rivolgere a tutti noi un augurio che mai come in questi momenti spero si traduca in necessaria realtà:

L’augurio che ci si possa liberamente ritrovare ancora nei mesi e anni a venire, nonostante il clangore e gli echi non lontani di troppe guerre in corso: perché vi sono tutti i presupposti per un ultimo e definitivo olocausto della specie umana.

Noi faremo quanto ci è possibile per scongiurare l’avverarsi di questa follia, che sembra partorita da menti insane e irresponsabili che, purtroppo, governano molti Paesi; e non ci stancheremo mai di ripetere che la soluzione è una sola: la PACE, da conseguire con la volontà di tutti, perché tutti ne siano scientemente coinvolti.

Celebriamo dunque questa giornata, riconosciuta nella LEGGE 20 luglio 2000, n. 211, come “GIORNO DELLA MEMORIA”, come atto collettivo di omaggio e ringraziamento a tutte le vittime di una identica follia.

La Commemorazione ufficiale è stata quest’anno affidata a ANGELO BRUNO PROTASONI, rappresentante di AMI, Associazione Mazziniana Italiana, con la quale abbiamo collaborato per la posa delle PIETRE DI INCIAMPO, realizzate l’anno scorso con la partecipazione dell’Amm.ne Comunale, che qui ringraziamo.

Invitiamo pertanto i rappresentanti dell’Amm.ne Comunale a portare il loro saluto.

Seguiranno gli interventi di Angelo Bruno Protasoni e Leonardo Corbo, Rappr, il Consiglio d’Istituto dei Licei di Gallarate.

Grazie a tutti

M. Mascella

Gallarate, 29 Gennaio 2023″

Mascella ha introdotto subito la lettura di una poesia di ANNITTA DI MINEO dedicata a Liliana Segre, letta dall’Autrice stessa:

Sopravvissuta

Voce di memoria ritorna
Tessere formano mosaico

Salti fiabeschi srotolano valico
Insensato il ritorno in pianura

Pudore svestito affonda nella neve

Essenze ascendono nell’azzurro
La campana affioca al richiamo

Il tempo nell’attesa immobile
in un filo d’erba ricomincia

Annitta Di Mineo

La cerimonia è pertanto proseguita con la lettura dell’Orazione ufficiale di ANGELO BRUNO PROTASONI, integrata dalle letture di brevi biografie citate nel testo, a cura degli Allievi/e del Liceo di Gallarate:

 

GIORNO DELLA MEMORIA 29 Gennaio 2023

Relazione di A.B. Protasoni

 

C’è sempre il rischio di scivolare nella retorica e nella ripetizione di cose già dette, in queste commemorazioni.

C’è soprattutto la sensazione – purtroppo fondata – di parlare solo a chi le sa già, tutte queste cose.

C’è il timore che quelli che dovrebbero essere i destinatari di questa memoria, i più giovani, non sempre ricevano questi messaggi.

E’ invece indispensabile parlarne ai nostri giovani.

Forse non si fa ancora abbastanza in alcune scuole, forse perché non c’è una adeguata sollecitazione da parte delle istituzioni nazionali e locali, o forse perché in alcuni casi lo stesso personale docente non è sufficientemente preparato.

C’è stata una intera generazione, nata dopo la guerra, che è stata in qualche modo tenuta all’oscuro sul dramma della Shoah.

Io ho frequentato il Liceo di Gallarate, negli anni ’60 del secolo scorso, e, per esempio, nessuno aveva mai detto, a me e alle mie compagne e ai miei compagni, che la moglie di un Preside della nostra scuola, pochi anni prima, era stata vittima delle leggi razziali italiane ed era morta in un campo di sterminio. Non se ne parlava, allora.

Anche quando si cominciò a parlarne – e si cominciarono a fare i film su quella tragedia – sembrava sempre che quelli fossero fatti avvenuti chissà quando e chissà dove, in un tempo indefinito e in luoghi lontani.

Con responsabilità attribuite a persone cattive che c’erano una volta e quindi con una nostra estraneità, con una nostra sostanziale auto assoluzione rispetto a quei fatti.

E invece no, perché anche qui, anche nella nostra città, è capitato di vedere e tacere.

E’ necessario quindi che ci interroghiamo sul motivo di quella rassegnata accettazione di fatti ripugnanti – che già preparavano il terreno alla Shoah – come la schedatura dei cittadini ebrei, la loro limitazione nelle attività economiche, il sequestro dei loro beni, il loro allontanamento dalle scuole dello Stato sia come docenti che come alunni.

La risposta è che quella nostra accettazione è stata il frutto di una propaganda capillare e crescente che nel corso di decenni ha ripreso tutti i vecchi temi – secolari – dell’antisemitismo, della diffidenza e del sospetto nei confronti di chi era diverso.

Le discriminazioni, primo passo verso le persecuzioni, sono quindi sembrate prima giuste, poi inevitabili, infine necessarie.

Credo che questa sia una lezione da tenere presente anche oggi.

Se sfogliamo la stampa locale di quegli anni – e oggi possiamo farlo tutti a casa con internet – e se leggiamo la vecchia Cronaca Prealpina, ci accorgiamo – anno dopo anno – del progressivo accostamento della propaganda antisemita alla propaganda colonialista.

Sono le due facce del razzismo, della esaltazione “della nostra razza” rispetto a quelle dichiarate inferiori.

Dobbiamo purtroppo riconoscere che in quegli anni anche la stampa cattolica varesina, con il settimanale LUCE, ha dato un contributo a quella propaganda. Se leggiamo gli editoriali firmati Don Walter fra gli anni ’30 e ‘40, vi ritroviamo tutti gli stereotipi della propaganda contro i perfidi giudei, non solo deicidi ma ancora, secondo l’editorialista, in qualche modo infetti rispetto al corpo della Nazione italiana.

Sarebbe sbagliato tacere oggi quei fatti, che hanno purtroppo avuto un peso nella nostra storia, così come è giusto e doveroso ricordare l’impegno successivo di altri sacerdoti della nostra provincia, attivi nella Resistenza e nell’aiuto agli ebrei in fuga.

La Shoah è stata un genocidio, preordinato e organizzato, per sterminare l’intero popolo ebraico insieme ad altre “razze inferiori”, come i Rom. Non è paragonabile ad alcuna delle stragi e dei massacri che purtroppo ancora oggi insanguinano il mondo.

E’ stata la realizzazione di un progetto per eliminare un popolo dalla faccia della terra.

Sei milioni di ebrei sono stati sterminati in Europa, almeno 7.500 erano ebrei italiani deportati nei campi di sterminio tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945.

Il rastrellamento nel ghetto di Roma, avvenuto il 16 ottobre 1943, portò all’arresto di 689 donne, 363 uomini e 207 bambini e bambine. Furono deportati in 1.023, su un treno merci che nessuno volle fermare. Ne sopravvissero sedici.

I rastrellati nel ghetto di Venezia, ad opera di fascisti italiani, furono 243. Tornarono a casa in otto.

A Gallarate vivevano in quegli anni tre famiglie di cittadini ebrei.

La famiglia dell’ing. Schiavi decise di scappare. Riuscirono a salvarsi vivendo per due anni in clandestinità. Due anni trascorsi nel terrore e nella privazione di ogni contatto.

Altri ebrei gallaratesi furono ancora più sfortunati.

Pietro Ramon:

Lotte Froehlich Mazzucchelli, tedesca di famiglia ebraica, era diventata cittadina gallaratese sposando l’avvocato Mario Mazzucchelli.

Ha perso la vita nella strage di Meina. Non aveva ancora compiuto i 39 anni.

L’irruzione all’Hotel Meina avvenne, su delazione di una spia italiana, il 15 settembre 1943. Furono arrestati tutti gli ebrei presenti in quel momento.

Fra di loro c’era Lotte Froehlich Mazzucchelli.

I sedici ebrei catturati – uomini, donne e bambini – furono trattenuti in stato di prigionia per sette giorni, tutti insieme in una unica stanza all’ultimo piano.

La notte del 22 settembre i militari tedeschi prelevarono i prigionieri e, a gruppi di quattro, li condussero in riva al lago dove furono uccisi – uno ad uno, adulti e bambini – con un colpo alla nuca.

I loro corpi, zavorrati con pietre, furono poi portati al largo e sommersi dove l’acqua era più profonda. Alcuni riaffiorarono dopo alcuni giorni e furono riconosciuti dagli abitanti di Meina.  Fra quei corpi c’era quello di Lotte Froehlich Mazzucchelli che oggi riposa a pochi metri da qui, nel nostro cimitero.

Leonardo Corbo:

Clara Pirani era una maestra elementare, sposata con il professor Francesco Cardosi, Preside del Ginnasio Superiore di Gallarate.

Nel 1938 l’entrata in vigore delle leggi razziali fasciste l’aveva privata del lavoro.

Gli ebrei adulti non potevano insegnare e i loro figli non potevano frequentare la nostra scuola.

Clara Pirani Cardosi aveva tre figlie piccole e abitava in via del Popolo.

Schedata come israelita da uno zelante funzionario comunale, fu arrestata in casa il 12 maggio 1944, davanti alle sue bambine.

Rinchiusa nel carcere di San Vittore a Milano fino all’8 giugno, fu successivamente portata nel campo di concentramento di Fossoli, in Emilia.

Trasferita ad Auschwitz nei primi giorni di agosto, fu assassinata in una camera a gas il 6 agosto, il giorno stesso del suo arrivo al campo di sterminio.

 

Lotte Frohelich Mazzucchelli e Clara Pirani Cardosi sono oggi ricordate a Gallarate con due Pietre d’Inciampo, fatte realizzare dall’ANPI e dalla Associazione Mazziniana Italiana e posizionate davanti al luogo dove avevano vissuto. Una terza pietra d’inciampo ricorda a Gallarate il martire antifascista Vittorio Arconti, morto in Campo di Concentramento dopo la deportazione a causa della sua attività sindacale.

Beatrice Biasuzzi:

Nato nel 1901, Vittorio Arconti era schedato come antifascista della prima ora.

Inviato al confino nel 1927, fu liberato due anni dopo, il 4 maggio 1929.

Assunto nel 1930 dalla ditta Comerio di Busto Arsizio come disegnatore tecnico, animatore del Consiglio di Fabbrica clandestino, è stato tra i promotori, il 10 gennaio 1944, di uno sciopero per migliori condizioni di vita e contro le privazioni imposte dall’occupante nazista.

Arrestato dalle SS il giorno stesso, è stato deportato insieme ad altri cinque membri del Consiglio di fabbrica.

Giunto a Mauthausen l’11 marzo 1944, è morto di stenti il 29 novembre 1944 nel campo del castello di Hartheim.

La stessa sorte è toccata a tre dei suoi compagni deportati insieme a lui.

 

Alcuni giorni fa, commentando la pubblicazione su facebook di una pietra d’inciampo recentemente posata a Livorno in memoria di Gigliola Finzi, un amico mi ha segnalato quello che riteneva un errore: la data di arresto era la stessa della data di nascita.

Non era un errore.

Maia Chirea:

Gigliola Finzi era nata il 19 febbraio 1944 in un campo di detenzione di cittadini ebrei vicino a Livorno.

L’atrocità della ottusa burocrazia nazista ne ha registrato, nello stesso giorno, la nascita e l’arresto.

Il 16 maggio, quando aveva meno di tre mesi, Gigliola ha iniziato il viaggio verso Auschwitz, in un carro piombato.

E’ stata uccisa insieme alla mamma il 26 maggio, appena entrata nel Campo di Sterminio.

 

Questa è stata la Shoah.

La nostra presenza qui, oggi, ha un senso se ci prendiamo l’impegno di trasmettere questa memoria ai nostri giovani, se ne parliamo nelle famiglie e nelle scuole.

Se tutto ciò che sembrava un tempo impossibile è successo, anche tutto ciò che oggi ci sembra impossibile potrà ancora succedere.

Forse in altre forme, ma può succedere.

Solo una Memoria condivisa può aiutarci a evitarlo.

Angelo Bruno Protasoni

Gallarate, 29 Gennaio 2023

A seguire, le letture di alcuni brani degli Allievi dell’Ist. comprensivo “G. Cardano”.

Per finire, Leonardo Corbo, uno dei quattro Rappresentanti d’Istituto del Liceo Pascoli, ha chiuso la manifestazione con un bellissimo e apprezzato discorso (a braccio), di cui si riporta un estratto:

«La mia generazione ha avuto ancora bisnonni o nonni che hanno vissuto questo, le prossime generazioni non avranno più testimoni diretti». Un interessante rovesciamento di approccio: non più memoria diretta, ma proiezione al futuro: «I giovani sono la memoria più importante che abbiamo».
Corbo ha anche ricordato il tema della «identità» come costitutiva dell’esistenza degli individui: «Nel momento in cui sei privato dell’identità sei privato della libertà».

Il Pres. Mascella, nel chiudere la manifestazione, ha ringraziato ancora i convenuti, rinnovando l’augurio che si ponga fine a tutte le guerre con l’unica arma che si può brandire: quella della PACE, in modo da rivedersi in libertà e sicurezza…

Per le foto, clicca qui

 

Condividi questo post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *