Report sulla Celebrazione della Festa della Liberazione a Gallarate – 25 Aprile 2023

Report sulla Celebrazione della Festa della Liberazione a Gallarate – 25 Aprile 2023

Partecipatissimo 25 Aprile, ad iniziare dall’ingresso al Cimitero per la Messa e successiva deposizione di corone d’alloro sulla Tomba dei Partigiani e Deportati. A seguire i discorsi pronunciati dal palco attrezzato nella piazzetta antistante il Cimitero, oggi intitolata ai Martiri delle Foibe e agli esuli dalmati e istriani.

Il Pres. di Anpi Gallarate Mascella introduce la Manifestazione, salutando i cittadini convenuti e tutte le Autorità civili e militari presenti: dà la parola quindi a due studenti della Media inferiore L. Majno che leggeranno due brani tratti dal libro “Io sono l’ultimo”, e successivamente ad una studentessa del Liceo G. Pascoli, rappresentante della Rete degli Studenti Medi, Maia Chirea, che legge il suo intervento:

“La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sè. La Costituzione è un pezzo di carta: lo lascio cadere e non si muove. Perchè si muova bisogna ogni giorno, in questa macchina, rimetterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere quelle promesse, la propria responsabilità.”

Piero Calamandrei, padre costituente

La Costituzione è un pezzo di carta. Assume un effettivo valore solamente se si conosce, si rispetta e si applica quotidianamente. Un pezzo di carta scritto da donne e uomini, di tutte le parti politiche, e non, che si opposero alla barbarie fascista. Un pezzo di carta che però non è ben chiaro a tutti, come ci è dimostrato quotidianamente, facciamo quindi un po’ di chiarezza. La Costituzione è antifascista nell’anima, seppur qualcuno non lo voglia proprio comprendere. È antifascista nel riconoscimento di diritti fondamentali inviolabili nei primi dodici articoli. È antifascista nel pluralismo di partiti. È antifascista nella divisione e nel bilanciamento dei poteri dello Stato. Non viene esplicitato il termine ANTIFASCISMO, ma si descrive attraverso principi universali e indispensabili l’antifascismo nella nostra Costituzione. La Costituzione doveva essere presbite e non miope e credo proprio che le madri e i padri costituenti siano stati in grado di renderla eterna.

È poi evidente il legame tra il 25 aprile e la nostra Costituzione, Il 25 aprile diventò festa nazionale nel 1946, ancor prima del referendum tra monarchia e repubblica del 2 giugno ‘46, e se non ci fosse stata la Liberazione non ci sarebbero nè la Repubblica né la Costituzione.

Il 25 aprile è e deve essere la festa di tutti, ma non è così purtroppo. C’è chi dice che è fastidioso, inutile, che si dovrebbe smettere di festeggiarlo perché ci sono delle faccende ben più importanti. Chissà, forse queste persone non hanno mai letto la Costituzione o, peggio, non l’hanno mai capita.

Il giorno in cui si smetterà di festeggiare la Liberazione e la Libertà di tutti lo vedo molto molto lontano.

Ora e sempre Resistenza.

Maia Chirea

Buon 25 aprile a tutti.

 

Interviene poi il Sindaco Andrea Cassani con un discorso aggressivo, fuori luogo e contesto, scagliandosi contro l’Anpi e le bandiere del PCI, e annunciando che per il futuro penserà di organizzare diversamente la “commemorazione” (sic!), presumibilmente senza l’Anpi, rea di aver organizzato un proseguio del corteo ufficiale: dimentico che proprio lui, nel giorno citato della riunione propedeutica al 25 Aprile, a metà Marzo, aveva invitato Anpi a proseguire per proprio conto il corteo fino a Largo Camussi. Dispiace rilevare che il suo discorso sia stato sonoramente contestato da moltissimi dei presenti.

 

Il discorso del sindaco

“Cari ragazze e cari ragazzi, in questo 25 aprile mi rivolgo soprattutto a voi, perché dovete capire cos’è il 25 aprile. Dovreste capire che è una giornata di commemorazione per tutti e non solo per una parte. Non è solo la festa di quella parte che ne pretende le celebrazioni universali ma ogni volta crede di poterla viverla esclusivamente come la “propria festa”. Nel mio primo 25 aprile da sindaco, nel 2017, dal palchetto definii “vile” una frase che avevo letto nei giorni precedenti e per questo ci fu una pioggia di proteste.
Dopo quel 25 aprile ho capito che uno può anche dire anche le cose più scontate, le più ovvie, ma se le dice in questa giornata, fornisce solo a certe persone un’occasione per far polemica e per mettersi in mostra…Quindi non per viltà ma solo per evitare di far pubblicità gratuita a questi soggetti, ho deciso in questi anni di vivere un 25 aprile più retorico: per anni ho digerito in silenzio quelle bandiere del PCI all’interno del Cimitero, bandiere che rappresentano il regime totalitario che ha mietuto più vittime nel corso della storia. Lo stesso regime comunista che ha compiuto gli efferati massacri delle foibe a cui recentemente abbiamo intitolato questo Largo. Per anni ho scelto di non dire la mia sulla strumentalizzazione politica di questo evento e per anni il fatto che le orazioni si siano tenute in un posto riparato e protetto come questo Largo e non in mezzo a una strada, non ha creato problemi a nessuno. A tutti è stato consentito di partecipare alla cerimonia: di recitare una preghiera per i caduti al Cimitero, di ascoltare le orazioni, di ascoltare la banda per le vie della Città, di portare un tributo sia al monumento della Resistenza che e a quello di tutti i caduti. Ora, dopo oltre cinque anni, nel primo 25 aprile dopo tanti anni in cui il popolo ha scelto un governo di centro destra, tornano in auge le varie proteste architettate da ANPI a livello nazionale. E quindi anche a Gallarate, non sapendo cosa inventarsi i rappresentanti dell’ANPI locali, la polemica viene fatta per ottenere l’orazione in Largo Camussi. Questa volta, purtroppo, non ce la faccio a mordermi la lingua…Capite bene ragazzi, quanto poco senso ha tutto ciò? Non interessa cosa si fa, non interessa cosa si dice, né come si dice. Interessa solo far polemica, per avere visibilità e per dimostrare a qualcuno che esistono; che sono parte integrante di un meccanismo politico.
Qualcuno ragazzi vi vorrebbe a queste cerimonie non per ricordare chi è caduto in guerra 80 anni fa, bensì per usarvi come strumento di propaganda politica di sinistra.
L’ANPI, come ogni anno in previsione di questa cerimonia, ha presenziato un mesetto fa al tavolo con le associazioni combattentistiche, con le scuole e con le Forze dell’Ordine e dopo che si è presa una decisione il loro Presidente fa un’uscita stampa annunciando che faranno un contro corteo al termine della cerimonia, con una banda alternativa alla Concordia che suonerà al loro fianco, ignorando quindi il protocollo della cerimonia pubblica.
Se questo è il rispetto che qualcuno ha delle istituzioni e degli altri soggetti che partecipano alle riunioni, prenderemo atto del loro atteggiamento e l’anno prossimo, per rispetto degli altri partecipanti alle riunioni, eviteremo di perdere tempo discutendo con loro del 25 aprile.
Questa cerimonia dovrebbe essere di tutti per celebrare i nostri valori più importanti, come la democrazia. Se qualcuno invece, ha voglia di festeggiare in modo sinistrorso il 25 aprile, è libero di farlo ma non sotto l’egida municipale.
Quindi buon 25 aprile ragazzi, per voi e per tutti i bambini e i ragazzi che in guerra (e persino dopo la guerra) hanno perso la vita. Con l’augurio che quando sarete grandi possiate celebrare un 25 aprile scevro da strumentalizzazioni politiche della storia. Fatelo per quei valorosi partigiani che preferirebbero essere festeggiato sotto a bandiere tricolore e non sotto a bandiere del partito comunista o arcobaleno.”

 

Viene data la parola alla Relatrice Ufficiale, NICOL ALEJANDRA LOVAZZANO, del Direttivo Anpi Gallarate

 

“Ho l’onore di dare il mio contributo a questa giornata speciale per il nostro Paese.

Sono qui per esprimere gratitudine e ringraziamento per l’impegno e il sacrificio di tanti giovani donne e uomini che negli anni più bui della storia italiana hanno lottato con coraggio per permetterci di vivere oggi in un paese libero e democratico. Si tratta di un privilegio di cui non godono tutti i popoli del mondo.

Guardiamoci attorno: in tanti paesi non esiste la libertà di espressione, non è tutelato il diritto di rappresentanza poli8ca e si è costretti a subire le decisioni di pochi.

Eppure questo privilegio rischia di essere per noi scontato. In quest’epoca in cui le democrazie sembrano deboli e svuotate, risorge la tentazione di affidarsi alla scorciatoia delle autocrazie. Ma, come sosteneva il Presidente Pertini, “Alla più perfetta delle dittature preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie”.

Di fronte a questa minaccia, occorre con decisione raccogliere il testmone che i giovani di allora ci stanno ancora passando.

E quei giovani meritano di essere chiamati per nome.

Credo sia giusto ricordare, i nostri concittadini gallaratesi che sono stati uccisi dai nazifascisti:

Zaro, Pegoraro, Arconti….e Egidio Checchi.

Inoltre voglio ricordare i nostri concittadini che sono morti nei campi di lavoro forzati:

FERNANDO BARATELLI, MARIO BATTAGLIA, EUGENIO BRAMBILLA, ACHILLE BRIVIO, CESARE CAZZANI, GIUSEPPE CHIARAVALLI, PAOLO FERRARIO, ETTORE LARSOLI, ALDO PIOTTI, EUGENIO PORTATADINO, LUIGI TESTA.

Mi soffermerò su un nostro concittadino che attraverso la sua storia ci permette di evidenziare quanto siano umani i nostri cedimenti e come sia possibile, sempre, un gesto di riscatto.

VALENTINO BELLONI, sergente alpino, era stato catturato nel 1943 e si trovò a dover combattere contro i propri compatrioti che facevano parte della Resistenza.

Responsabile di una mitragliatrice, si rifiutò di sparare agli alpini inquadrati in una Brigata partigiana di Giustizia e Libertà, italiani come lui che avrebbe dovuto considerare nemici.

Per questo motivo il maresciallo tedesco, suo comandante in quella azione contro i partigiani, lo uccise sul posto.

Dobbiamo quindi vegliare affinché il sacrificio delle nostre sorelle e dei nostri fratelli non venga sprecato e nessuna minaccia sia sottovalutata.

Oggi, purtroppo, circolano ancora ideologie che poco hanno a che fare con i valori della Costituzione. L’ANPI continua a vigilare perché ogni deriva sia fermata.

Infine, rivolgendomi soprattutto ai giovani che oggi sono qui presenti, vorrei proporre in questo momento di festa, due figure che non si sono tirate indietro quando la storia ha chiesto il loro contributo e il loro coraggio.

La prima figura riguarda quella limpida di don Giovanni Minzoni, a cui la nostra città ha dedicato una via. Ad agosto ricorreranno i cento anni della sua morte. Soldato valoroso nella Prima Guerra Mondiale, appassionato educatore dei giovani e attento difensore dei lavoratori agricoli, venne ucciso già nei primissimi anni del regime dalle squadracce fasciste che non tolleravano la sua difesa della libertà educativa e associativa. Ma come diceva don Minzoni: «La religione non ammette servilismi, ma il martirio».

La seconda figura è Ivonne Trebbi.

Ho avuto la fortuna di conoscere la straordinaria figura di Ivonne Trebbi, detta Bruna, una degli ultimi partigiani che può ancora oggi far sentire la sua voce con grinta e lucidità.

In un video messaggio dello scorso novembre ci ha lasciato una missione che vogliamo prendere sul serio. Ecco le sue parole:

care compagne e cari compagni , senza le donne , posso dirlo con orgoglio, la Resistenza non sarebbe stata possibile. Sappiate portare avanti anche voi la lotta per fare del nostro paese un paese in pace. E molto vicino ai bisogni della gente povera. Perché la resistenza è stata anche questo : aiutare la gente che aveva bisogno.

Siate orgogliose di voi e parlate delle donne nella resistenza ! Continuate a resistere soprattutto oggi che si torna a parlare di fascismo! Quella esperienza non si deve più fare!

Queste due figure insieme agli eroi sopra nominati siano per tutti noi un modello e un esempio a cui tendere.

Allo stesso modo i nuovi eroi che lottano nelle autocrazie di oggi sono un esempio per tutti noi .

Cito due soli esempi :

Le studentesse Afghane che rischiando punizioni brutali fino alla morte , difendono con i denti il diritto all’istruzione e alla libertà…. ed i giornalisti Russi che per tutelare la libertà di informazione e la verità rischiano la vita .

E PER FINIRE

VOGLIO RICORDARE CHE PACE, DEMOCRAZIA E LIBERTA’ NON SONO SCONTATE NE’ACQUISITE E OCCORRE COSTRUIRLE E DIFENDERLE OGNI GIORNO!

BUON 25 APRILE A TUTTE E TUTTI!!!

Nicol Alejandra Lovazzano

 

Terminate le orazioni, il corteo ha raggiunto attraverso le vie cittadine prima Largo Camussi, ove sono state deposte le corone d’alloro  dell’Amm. Comunale e di Anpi, poi Piazza Risorgimento dove, con rito più solenne, si sono concluse le Celebrazioni ufficiali indette dal Comune.

Come preannunciato e comunicato al Commissariato di P.S. e alla Polizia Locale, il corteo si è ricomposto ed ha proseguito, accompagnato dalla banda musicale “La Filarmonica di Verghera”, atraversando piazza Libertà e C.so Ialia per giungere al Monumento alla Resistenza di Arnaldo Pomodoro in Largo Camussi.

In questo luogo, altamente simbolico per la Resistenza gallaratese e non solo, Nicol Alejandra Lovazzano ha ripetuto il suo discorso, al termine del quale Mascella ha letto il discorso pronunciato da GIUSEPPE CALETTI, Partigiano combattente della Brigata Garibaldi Valsesia, il 25 Aprile 1946 a Cedrate, e che qui di seguito riportiamo integralmente:

 

Onore e Gloria agli Eroi caduti per la Patria e la Libertà…

 

Oggi, nel primo Anniversario della Liberazione, ci si trova uniti qui davanti a questo cippo commemorativo a portare il segno della pietà ed il riconoscimento di tutta Cedrate, al valore e al sacrificio dei compagni caduti nella lotta clandestina.

Ormai la parola “compagni” ha troppo sapore di partito e taluni la odono con diffidenza;  ma allora si era effettivamente tutti compagni, cioè uniti ad una medesima sorte per un medesimo fine: la Liberazione d’Italia.

Allora non vi erano sinistri e destri, le pievi erano aperte a tutti senza distinzione di colore o di partito, allora vi era veramente un’anima sola, l’anima popolare che si preparava alla riscossa.

Ci si sentiva uniti perché unico era il fine: far cessare al più presto la spaventosa oppressione nazifascista.

I nazifascisti sono finiti, ed è cessata anche quella bella unione che ci aveva fatto sentire compagni senza virgolette. Ma quando ricordiamo questi nostri Caduti non possiamo non ricordare la bellezza della cooperazione che ci ha dato il successo. Come si saranno chiusi i loro occhi? Sbarrati dal terrore fisico della morte sopraggiungente, o umidi del pianto estremo sull’estrema ingiustizia o, ancora, semichiusi nel languore del lento dissanguamento? Non potremo mai dirlo. Possiamo soltanto affermare che tutti sono morti per il rispetto della legge, non la legge della Gazzetta Ufficiale e neppure per i proclami del Generale Alexander!!! Ma ubbidendo soltanto alla legge divina ed umana della Libertà.

Hanno combattuto per la Libertà, il massimo bene dell’Uomo; hanno combattuto “non per speranza di premio o per tema di castigo”, ma per un dovere sentito più che gli affetti familiari, più che l’amore, più che l’istinto di conservazione.

Il Fascismo con i suoi lucidi stivali, le belle monture, le luccicanti divise, le facce burbanzose e aggrondate dei gerarchi hanno portato la nostra Patria alla rovina.

Dovevano proprio essere le scarpe rotte, i vestiti eterogenei e consunti, il mitra con non sempre il caricatore di scorta, i capelli al vento, i volti semplici e sereni di questi nostri Caduti a risollevare l’onore che sembrava irrimediabilmente perduto.

NON DIMENTICHIAMOLO.

Giuseppe Caletti, Partigiano della Brigata Garibaldi Valsesia di Cino Moscatelli.

Cedrate, 25 Aprile 1946

La Manifestazione, partecipatissima, si è così conclusa, tra gli applausi e gli inni patriottici dei cittadini presenti.

per le foto, clicca qui

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