REPORT SU FESTA DELLA LIBERAZIONE – GIOVEDI’ 25 APRILE 2024 – GALLARATE
FESTA DELLA LIBERAZIONE A GALLARATE
25 APRILE 2024
Una giornata che vogliamo definire memorabile.
Memorabile soprattutto per la partecipazione entusiasmante di più di mille cittadini (dati della PS) che hanno voluto così testimoniare l’importanza di un evento che si era cercato di ridimensionare e ridurre a mera commemorazione.
E’ invece CELEBRAZIONE, è atto fondativo, è natale di una nuova Italia risorta dopo il lugubre ventennio fascista che l’aveva dominata con i soprusi, le angherie, le vessazioni, gli omicidi, per finire complice con lo sterminio nazista voluto da Hitler e Mussolini. E’ il trionfo della LIBERTA‘ a lungo repressa, ed esplosa con una FESTAdi Popolo che insorse unanime nelle piazze e strade d’Italia quel lontano 25 Aprile 1945.
Alla fine della contrita cerimonia ufficiale, impreziosita solo dal discorso pronunciato dall’Oratore Ufficiale dell’ANPI Dr. Giuseppe Armocida, ed intristita da quello conclusivo del Sindaco Cassani, ripetutamente fischiato per le sue tracotanti affermazioni, intrise a tratti di gratuite menzogne, si è ripetuto il CORTEOche dal 1946 si svolge a Gallarate, sotto qualsiasi Amministrazione di qualsiasi colore.
Il Corteo, accompagnato da diffusione sonora in tema, si è snodato secondo la consolidata tradizione, partendo dal Cimitero e attraversando la Città, tra ali di cittadini plaudenti, per concludersi in Largo Camussi (Cap. Guido Camussi, eroe della Resistenza) ove sorge il Monumento alla Resistenza di Arnaldo Pomodoro.
Ma forniamo qui di seguito il discorso integrale pronunciato da Giuseppe Armocida:
Gallarate, 25 aprile 2024
Vorrei rivolgermi qui soprattutto ai giovani e spiegare soprattutto a loroperché si celebra ogni anno la festa del 25 aprile. Per ricordare non tanto quel giorno, ma cosa era stato il nostro paese per 20 anni prima del 25 aprile.
Per dire che subito dopo il 1945 ci si è sempre incontrati in primavera, in un giorno che simboleggia il ritorno della pace e della libertà – dopo le tragedie della guerra e della guerra civile – ma che soprattutto ha simboleggiato e alimentato da allora anche una speranza proiettata nel futuro.
Nei lontani primi ritorni commemorativi, alla festa partecipavano uomini e donne che erano stati essi stessi testimoni diretti della paura e della lotta. Oggi, dopo 79 anni, oramai pochi possono dire di aver vissuto la Resistenza, ma tutti sentiamo di rivolgere uno sguardo memore a quel che era accaduto. Però, più della storia che ci sta alle spalle, vissuta da chi c’era prima di noi e da noi, credo ci debba interessare un’altra storia, quella che ci sta davanti e ci aspetta, quella da vivere ancora da adesso verso un mondo futuro aperto ai nuovi eventi che stiamo vedendo drammatici e si aprirà ad altri eventi che è difficile immaginare.
È dunque ogni 25 aprile ci riuniamo non solo per un momento celebrativo, ma nella speranza che non ci tocchino più i drammi e le tragedie di allora.
Il riunirsi ci richiama a un dovere della memoria.
La memoria di uomini e donne che se non erano stati tutti partigiani della lotta armata, nel 1945 si unirono nella speranza di libertà e pace durevoli.
Ma anche la memoria di un paese che 100 anni fa si era consegnato al fascismo con le elezioni, senza poi ribellarsi. La memoria di una dittatura che si era imposta purtroppo anche con il consenso acquiescente di gran parte dei cittadini.
La memoria di una maggioranza di italiani che, per 20 anni, avevano accettato il silenzio delle idee, il mutismo delle voci e l’obbedienza servile della stampa.
La memoria di un intero popolo ubbidiente – con poche eccezioni – alla prepotenza e alle leggi liberticide che uomini non buoni avevano imposto e che altri uomini non buoni applicavano crudamente.
E anche la memoria di una nazione che ancor prima di aver imposto senza titubanze le leggi razziali naziste, aveva invaso crudelmente e vergognosamente l’Etiopia massacrandone gli abitanti, aveva combattuto con Franco in Spagna e poi applaudì nelle piazze la dichiarazione di guerra all’Inghilterra e alla Francia e mandò i soldati ad occupare l’Albania e poi a morire in Grecia, in Africa e in Russia.
Quindi il 25 aprile richiama il dovere di fare studiare la storia di quegli anni.
Sono stato invitato a parlarvi con l’esperienza di chi appartiene alla generazione che ha vissuto tutti gli anni della Repubblica, dal 1946 a oggi, con i diritti e le garanzie di cittadino, confidando in un’Italia e un’Europa libere per sempre dai poterinon democratici.
Una generazione che si era sentita sicura, in un mondo occidentale che sembrava saldamente incardinato nella pace. Ma oggi ci accorgiamo che il presente è diverso dal futuro che aspettavamo. È un presente che davvero non immaginavamo di dover vivere, che ci preoccupa e ci obbliga a pensieri inquietanti.
È girata velocemente la pagina di un’epoca e il mondo si sta ridisegnando. Ma è segnato ancora da tante guerre in ogni continente e a anche sull’orizzonte delle democrazie europee abbiamo un nuovo sconcertante conflitto, una guerra sanguinosa tra libertà e dittatura, oggi in Europa, come 85 anni fa. Una grande nazione si è consegnata a un nuovofascismo che, con un popolo accondiscendente, ha ripreso la guerra d’invasione, invade un’altra nazione, distrugge ed uccide per espandere il regime criminale di un dittatore.
Attenzione allora! Le nazioni possono essere aggredite da fuori, ma possono anche soccombere dall’interno. Vediamo dilagare in tutto il mondo delle ideologie autoritarie, dei poteri intolleranti, dei governi forti che negano i diritti civili e umani, che opprimono gli uomini e soprattutto le donne, mortificate e sottomesse all’uomo in molti paesi. Vediamo l’allargarsi i drammi di tante popolazioni pericolanti. Vediamo nazioni disumane che uccidono senza vergogna, applicando la pena di morte. I confini delle ingiustizie circondano sempre più strettamente il nostro mondo occidentale e le nostre democrazie.
Attenzione allora! Anche le democrazie possono regredire, possono dubitare dei loro valori fondamentali e possono proporre leggi insidiose per i diritti dei cittadini, come accadde in Italia 100 anni fa e come sta accadendo in paesi non lontani dal nostro, dove stanno tornando a farsi sentire i vecchi nazionalismi con accenti prepotenti, sirene di un pensare conservatore che non è più solo di pochi nostalgici dei governi forti, perché si espande, è contagioso e inquina, diffondendo concetti che credevamo appartenessero oramai alle vergogne della storia.
E allora, per affrontare le sfide e conservare la nostra libertà, tra diverse civiltà, fedi e ideologie, facciamo che la celebrazione antifascista del 25 aprile, nell’esprimere una speranza per il futuro, sia anche un monito. Un monito per resistere contro gli assolutismi, contro i soprusi, gli egoismi dei forti contro i deboli, le violenze su chi non ha strumenti per proteggersi, contro le ingiustizie. Combattere l’ingiustizia è una regola naturale dell’umanità e continua ad essere un dovere di chi governa, un dovere della buonapolitica.
Oggi purtroppo nel nostro paese corre diffuso malessere della politica, un sentire diffidente del senso stesso della politica. Bisogna superarli!
Occorre riprendere un impegno comune, partecipare tutti allapolitica e onorarne il primo dovere, che è quello di far vivere i cittadini in armonia e operare perché nessuno abbia troppo poco e nessuno abbia troppo. Occorre stimolare gli uomini buoni a farsi maggioranza, a prendere parte, ad essere ancora partigiani in difesa dei diritti dei cittadini liberi.
È un compito che toccherà ai giovani più che agli anziani. La loro fatica inizia adesso, sono loro gli attori, freschi di energie pronti ad assumere le responsabilità. Tra loro c’è chi si accontenterà di esistenze poco impegnative, per stare nel piacere di riservate intimità in famiglia. Ma c’è di sicuro anche qualcuno destinato a ruoli importanti nelle professioni e nella società. Ci sono certamente dei futuri sindaci, assessori, direttori e presidenti e forse qualche parlamentare degli anni a venire. Sono compiti che toccheranno ai più disponibili e preparati. Li aspetta la politica che se non è ancora e non sarà una loro passione sarà uno dei loro doveri.
Animo dunque! Quando i giovani di ora saranno quello che i loro genitori e noi siamo adesso, allora, ci piacerebbe stare il 25 aprile ad ascoltare quelli che parleranno di pace, di libertà e speranza dal posto che noi occupiamo ora.
Giuseppe Armocida
Dopo il doveroso omaggio al Monumento ai Caduti di tutte le guerre, in Piazza Risorgimento, con la deposizione di una corona d’alloro e il canonico minuto di silenzio, il Corteo ha proseguito attraverso Piazza Libertà verso la meta finale.
Ai margini di Largo Camussi si sono ritrovati i cittadini e le Associazioni, i Partiti e i Sindacati che hanno percorso insieme il Corteo, per un momento conclusivo della manifestazione: alla quale hanno partecipato molti giovani, alcuni dei quali hanno letto l’ormai celebre monologo di Antonio Scurati, che ha suscitato consensi ed applausi.
La fase conclusiva di una grande e partecipatissima manifestazione di Popolo. Le forze dell’ordine, tutte, dalla PS alla Polizia Locale, hanno collaborato magnificamente alla gestione di questo evento. A loro ancora il nostro sentito ringraziamento. Le stime della PS parlano di mille persone, e ne siamo assolutamente soddisfatti.
Ringraziamo qui tutti i cittadini, le Associazioni, i Partiti, i Sindacati e i volontari dell’ANPI che hanno reso possibile il successo della FESTA DELLA LIBERAZIONEa Gallarate. Grazie dunque a Alessandro Aspesi, Ennio Melandri, Guja Baldazzi, Franco Pisu, Stefano Rizzi, Ilaria Enrica Mascella, Sergio Trentanni (Alfiere di Anpi Gallarate) e tanti altri il cui elenco sarebbe lunghissimo.
E grazie soprattutto ai tantissimi festanti e gioiosi giovani, ragazze e ragazzi, che hanno con la loro rumorosa presenza arricchito la manifestazione.
L’ANPI non manifesta contro: manifesta per. E dispiace che il primo cittadino non l’abbia ancora compreso, assumendo atteggiamenti che sembrano di rivalsa personale (???) contro non si capisce chi. Ma non ci esimiamo neppure dal riconoscere che in un recente passato lo stesso primo cittadino abbia collaborato con ANPI, e pensiamo al periodo infausto della pandemia, e alla sua disponibilità di rivolgersi ai cittadini in video appositamente predisposti… Che è accaduto, nel frattempo? Come può parlare di “contromanifestazione” organizzata da ANPI quando in verità, questa ha accolto proprio un suo suggerimento nella prosecuzione del Corteo, l’anno scorso? Mistero.
p. Anpi Gallarate
M. Mascella
ps.: per le foto, clicca qui
Lascia un commento