Domenica 19 Gennaio 2025 – Commemorazione ANGELO PEGORARO

Domenica 19 Gennaio 2025 – Commemorazione ANGELO PEGORARO

Domenica 19 Gennaio 2025 si è svolta la Commemorazione del giovane Martire assassinato ottanta anni orsono, il 16 Gennaio 1945.

Sotto una pioggerella insistente il Pres. di Anpi Gallarate Mascella ha introdotto l’evento, ringraziando i presenti ed in particolare il Rev. Don Michele, parroco della vicina Chiesa di Cascinetta; e ha presentato due dei tre nuovi iscritti alla Sezione presenti, Alessandro Moroni e Santo Abbattista.

Mascella, con malcelata soddisfazione, ha precisato che questi nuovi iscritti hanno richiesto l’adesione all’Anpi tramite il sito ufficiale (questo che state leggendo), come d’altronde molti dei 19 nuovi iscritti del 2024.

Ha quindi invitato Piero Osvaldo Bossi a pronunciare l’Orazione commemorativa, incaricato dal Direttivo della Sezione; qui di seguito il discorso integrale:

Ricordando Falco a 80 anni dal suo assassinio 16 gennaio 2025

80 anni fa proprio qui, a Cascinetta, sulla soglia di casa, proprio qui, sotto gli occhi esterrefatti della Madre e della sorella incinta, Angelo Pegoraro (Falco) veniva assassinato dalla sbirraglia fascista comandata dal repubblichino Crosta, che già si era macchiato del sangue di Zaro senza che nessun’arma fosse rinvenuta su di lui. Stessa sorte toccò al partigiano che era con lui e che venne arrestato nella stessa occasione: si chiamava Vittorio Minelli, aveva 22 anni ed era di Clusone in provincia di Brescia. Dopo 40 giorni di prigionia venne fucilato a Sacconago il 25 febbraio dello stesso anno.

Ci ritroviamo qui anche quest’anno, come ogni anno, a ricordare di nuovo e con lo stesso animo, non solo ciò che accadde in questo luogo, ma anche quale missione guida la nostra memoria e la nostra testimonianza costante di questi eventi. E’ giusto ricordare che il fascismo non è una opinione, ma un crimine e che criminali sono stati quelli che lo hanno sostenuto e ancora oggi lo sostengono, personaggi sdoganati da chi pensa che riappacificare sia la soluzione, dimenticando tutte le stragi fasciste compiute anche dopo la Liberazione, da Portella delle Ginestre fino ad arrivare a Piazza Fontana e Piazza della Loggia, dall’Italicus a Bologna, solo per citarne alcune…

Allora l’obiettivo era colpire la punta di diamante del movimento operaio e comunista per indebolire la risposta di massa al regime fascista, l’assassinio di Falco rientrava in questa logica del regime.

È giusto, a distanza di 80 anni ricordare chi fu Falco, partigiano, martire, antifascista, comunista.

Angelo Pegoraro non ha ancora 18 anni quando nel febbraio del 1944 viene licenziato dalla Caproni Vizzola, dove lavora come garzone.

Si trasferisce a Ghemme (Novara), per lavorare alla Todt, e lì incontra, per la prima volta, alcuni gruppi partigiani locali con i quali condivide idee e speranze.

Lui, non ancora diciottenne, non è un renitente alla leva, non ha nulla da temere in quel senso. Sono la sua fede negli ideali di libertà e giustizia sociale, che lo convincono a schierarsi con le forze partigiane per abbattere il fascismo e scacciare l’invasore tedesco.

Alla fine di giugno del 1944 il CLN costituisce 127^ Brigata Garibaldi comandata da “Fagno”, alla  quale si affianca il gruppo costituitosi su indicazione del “Pipetta” (Attilio Colombo) del CLN di  Gallarate, che si chiamerà 127^ Brigata Garibaldi volante SAP, costituita, all’inizio, da una mezza  dozzina di uomini che prima operano nei boschi di Jerago, trovando rifugio in un piccolo capanno di  pietra, e poi, con l’infoltirsi del gruppo, sono costretti a trasferirsi, con le tende, nei boschi di  Besnate, in prossimità della cascina dell’Arianna.

Nel luglio del 1944, tornato a Gallarate, su indicazione del Pipetta, Falco entra a far parte della 127^ SAP del gruppo di Besnate, partecipando al colpo all’Isotta Fraschini, poi, il gruppo si sposta, per esigenze tattiche, (arrivando l’inverno, le tende non sono più sufficienti), a Villadosia dove trova rifugio in una cascina detta dal Pasquin da sota.

Il 18 ottobre, grazie al coraggio di una giovane del paese che avvisa i partigiani dell’arrivo dei brigatisti neri, (due camion armati fino ai denti e con i viveri per tre giorni) il gruppo riesce a sfuggire al rastrellamento e si disperde.

Falco allora raggiunge in novembre i reparti partigiani della 124ª Brigata nel novarese. Con loro, e con reparti di altre Brigate, Falco partecipa ad un’azione il 14 dicembre del 1944, oggi ricordata come «battaglia di Suno».

La sua storia è gloriosa come fu gloriosa quella di migliaia di partigiani che ci rimisero la vita per la libertà e per la cacciata dell’invasore nazista con il suo servo il fascismo….

Gli avvenimenti, a tutti noti, ci impongono di non essere immemori di fronte agli avvenimenti del tempo e sentire il dovere di commemorarne l’impegno e l’azione e di ribadire ciò che egli ha rappresentato e rappresenta per chi pensa che un mondo migliore sia possibile.

Oggi, a distanza di 80 anni, la ricerca della verità, continua e prosegue a fronte di un revisionismo  storico che vede nel mondo contemporaneo il trionfo delle ambiguità, il trionfo delle falsità con la  complicità di chi ha tollerato in questi ultimi trent’anni e oltre ed ha permesso che la situazione  degradasse fino al punto in cui, oltre la metà degli italiani non va più neppure a votare, vi è una  assoluta sfiducia nello stato, nei suoi rappresentanti eletti in parlamento che rappresentano la metà  del paese e, non tutta la metà se leviamo anche il 10% delle schede bianche e nulle, non una  riflessione, non una autocritica… tutto a scapito della Costituzione nata dalla Resistenza… tutto a  scapito della Democrazia, della rappresentanza di settori di popolazione che oramai non sono più  rappresentati, guarda caso i ceti più deboli, i lavoratori, gli sfruttati…

Eppure, oggi, in questa “democrazia” accade pure questo, le incertezze del domani e le falsità sul passato rischiano di affossare la stessa storia del nostro Paese e del mondo intero.

L’attuale governo è il risultato delle politiche scellerate portate avanti da tutti i governi negli ultimi trent’anni.

Occorre, proprio per onorare la memoria di partigiani come Falco, non dimenticarsi mai del contributo essenziale alla Liberazione del Paese dato allora dagli operai delle fabbriche (dalla Caproni alla Tosi, fino ad arrivare alla Ercole Comerio), non possiamo dimenticare le deportazioni nei campi di concentramento di intere commissioni interne.

Oggi, i lavoratori ci rimettono la vita direttamente nei luoghi di lavoro, il profitto a scapito della sicurezza, 1481 i morti sul lavoro del 2024, una cifra impressionante, che ogni anno aumenta, non era questa la società immaginata da chi come Falco voleva un mondo migliore.

Ogni anno ripetiamo le stesse identiche cose e ogni anno non cambia nulla, anzi peggiora, il che dovrebbe farci riflettere: non va mai abbassata la guardia, occorre tenere salda la memoria.

Chi come ANGELO PEGORARO, ha combattuto e ha dato la sua vita per la Libertà, la Giustizia, la Democrazia e per un a società migliore ha diritto di non essere dimenticato.

La storia è maestra di vita perché ci insegna come non ripetere gli errori del passato. Oggi che si finge di ignorare questo principio, è necessario ricordare cosa sia stata la Resistenza, fino a quale abisso di lutti e di sofferenze il fascismo precipitò l’Italia e quali sacrifici furono affrontati e da chi per liberarla dal criminale servaggio nazifascista.

Il fascismo portò alla distruzione materiale dell’Italia con la folle guerra dell’Asse e all’ignominia degli italiani con il Tribunale Speciale, il confino, le aggressioni coloniali, le leggi razziali. E col servile concorso dei fascisti repubblichini furono perpetrate in Italia stragi di inermi cittadini, insabbiate negli armadi della vergogna.

Oggi siamo purtroppo sulla stessa strada.

Piero Osvaldo Bossi

Direttivo ANPI Gallarate, 19 Gennaio 2025

 

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