RICORDARE BRUNO GOLO “MANLIO”
Lo scorso anno, alcuni giorni prima dell’anniversario della Liberazione, è deceduto a Milano, ove era ospite in una Casa di riposo per anziani, Bruno Golo, “Manlio” nella clandestinità, figura fra le più importanti della Resistenza gallaratese.
Ai suoi funerali ha pronunciato il discorso commemorativo il Sen. Antonio Pizzinato, Presidente regionale dell’ANPI.
La notizia ci è giunta dopo qualche tempo e ne parliamo ora per ricordarlo ed esprimere una proposta.
Nel 1944 e 1945 operarono nel Gallaratese tre formazioni partigiane SAP (Squadre di Azione Patriottica) alle dipendenze del C.L.N. di Gallarate: la 9^ Brigata “Ezio Rizzato” (ufficiale dell’esercito, uno dei 43 partigiani e civili uccisi dai tedeschi a Fondo Toce il 20/06/44, dopo il rastrellamento e gli aspri combattimenti in Val Grande) di orientamento democristiano, comandata dall’ing. Enrico Vismara; la 207^ Brigata “Matteotti” di orientamento socialista, comandata da Marino Bonisolo; la 127^ Brigata “Garibaldi” di orientamento comunista (appartenente alla Divisione “Garibaldi-Valle Olona”, comandata da Gaetano Bottini “Mauri”) divenuta la 181^ Brigata “Luciano Zaro” alla fine del 1944, dopo che, nel settembre dello stesso anno, le squadre di punta della formazione e il suo comandante Antonio Jelmini “Fagno” si trasferirono oltre il Ticino, nella bassa Valsesia, costituendo la 1^ Brigata Lombarda della montagna che combattè al fianco di Moscatelli; frequenti e continue furono le sue puntate nel Gallaratese, con azioni di disturbo contro le forze tedesche e fasciste.
La riorganizzazione della 181^, che contava 215 uomini, impose anche la designazione di un nuovo comandante che fu richiesto al Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà di Milano.
Fu nominato Bruno Golo “Manlio”, un giovane operaio delle Officine Borletti di Milano, una grossa fabbrica con migliaia di dipendenti impegnata nella produzione bellica dove la Resistenza era organizzata e attiva.
Iscritto al PCI dal 1942, già comandante di un distaccamento della 113^ Brigata al quartiere Ticinese, Golo giunse a Gallarate a metà febbraio 1945 e, con l’aiuto dei suoi più stretti collaboratori gallaratesi, portò rapidamente la Brigata a contare su 350 effettivi, divisi in 11 distaccamenti, che passarono all’azione contro i presidi tedeschi e fascisti.
Contemporaneamente ricercò e intensificò la collaborazione con le altre due Brigate.
La mattina del 25 aprile 1945, oltre alle azioni insurrezionali effettuate in città e nei Comuni limitrofi, reparti della 181^ Brigata costringevano alla resa il presidio tedesco di Samarate, ma, nel pomeriggio, altre forze nazifasciste provenienti dai campi di aviazione avevano sopraffatto il presidio partigiano rimasto a Samarate.
Immediatamente reparti della Brigata, guidati da “Mauri” e da “Manlio”, si portavano sul posto e, nello scontro a fuoco che si svolse nell’area antistante la Villa Montevecchio, dalla cui torretta sparavano le forze nemiche che avevano rifiutato la resa, “Mauri” veniva colpito a morte e “Manlio” ferito.
L’azione proseguì fino alla resa dei nazifascisti.
Dopo la Liberazione, nei primi giorni di maggio, a seguito di continue segnalazioni pervenute dalla zona, sulla presenza di forze fasciste sbandate alla macchia, Bruno Golo, ritornato al comando della Brigata, chiedeva al Comando Alleato e alla Prefettura di Varese l’autorizzazione ad effettuare una vasta azione di rastrellamento, che si svolse in otto giorni con la partecipazione di circa 600 patrioti e portò all’arresto di numerosi brigatisti neri e fascisti, consegnati al Comando Alleato.
Ai primi di giugno la 181^ Brigata Garibaldi venne smobilitata e i patrioti tornarono alla vita civile.
Bruno Golo rimase a Gallarate per altri tre anni come funzionario del PCI e, in quel periodo, ebbi l’occasione, nell’attività di partito, di conoscere personalmente le sue qualità umane, la serietà e la dirittura morale.
Nel 1949 ritornò a vivere a Milano, dove fu chiamato a ricoprire diversi incarichi nel suo partito e nell’ANPI.
Bruno Golo conservò un forte legame con la nostra città e venne a Gallarate diverse volte negli anni ’50 e ’60 per partecipare alla celebrazione del 25 Aprile.
Gallarate ha un debito di riconoscenza verso il comandante “Manlio” che, nei mesi cruciali della Resistenza, per adempiere ai difficili compiti che gli erano stati affidati, mise a repentaglio anche la propria vita.
Invitiamo pertanto la Giunta e il Consiglio Comunale di Gallarate a valutare seriamente l’opportunità di conferire a “Manlio” la cittadinanza onoraria alla memoria per riservargli il posto che gli spetta fra i benemeriti della nostra città.
Renato Pastorelli
Gallarate, 18 Aprile 2008